(ASI) Non si placano le proteste che da un paio di settimane stanno interessando il Cile e che hanno già obbligato il presidente Sebastian Pinera a tornare sui propri passi, anche se ad essere sotto accusa non è solo il governo ma tutto il neoliberismo economico.
Nonostante le forti repressioni operate dai Carabineros de Chile, vari settori popolari nella capitale, Santiago, e in altre regioni del paese, continuano ad organizzare assemblee per costruire una serie di proposte sociali, economiche e politiche per chiedere un nuovo modello di Stato.
Le richieste più frequenti sono quelle di rivedere il modello neoliberista, in vigore nel paese dai tempi del dittatore atlantico Augusto Pinochet, e che ha prodotto una profonda disuguaglianza sociale.
Il governo, già costretto nei giorni scorsi a tornare sui propri passi, però non appare intenzionato a rivedere il modello statuale ed infatti diverse assemblee sono state represse a Santiago e nelle regioni come Valparaíso e Concepción; i cittadini riferiscono che la polizia attacca le manifestazioni e le assemblee, nonostante la loro natura pacifica.
I manifestanti denunciano che l’appello al dialogo promosso dal presidente Pinera si limita a concordare le scelte politiche con i settori imprenditoriali lasciando intatto l'attuale modello politico e socioeconomico.
Il numero delle assemblee popolari si è intensificato, dopo che i settori indigeni e dei lavoratori si sono uniti alle massicce mobilitazioni e hanno aperto “cabildos” per discutere delle questioni e delle eventuali proposte da avanzare al governo.
Secondo l'Istituto Nazionale per i Diritti Umani, dall'inizio delle proteste popolari 4.316 persone sono state arrestate e in cinque casi sono state presentate denunce per omicidio.
Fabrizio Di Ernesto-Agenzia Stampa Italia