(ASI) Ieri, 25 settembre, si è riaperto il Parlamento britannico e il premier Boris Johnson è nuovamente intervenuto in difesa della Brexit e della linea politica seguita dal Governo conservatore, che – come è noto - fissa al 31 ottobre, senza altre proroghe, il termine dei negoziati e, comunque, la definitiva uscita del Regno Unito dall'UE.
Johnson ha sfidato l'opposizione capeggiata dal labourista Jeremy Corbyn – accusato di volere diventare premier senza essere scelto dal popolo - a porre, entro le prossime 48 ore, una mozione di sfiducia contro il Governo. "Coraggio, sfiduciatemi e andiamo alle elezioni, oppure fatevi da parte!" Secondo il premier, se il Parlamento non consente che “ la Brexit sia portata a termine”, l'unica alternativa, per non fare sentire il popolo britannico tradito (“Il popolo di questo Paese ne ha abbastanza”), resta quella di “presentare una mozione di sfiducia ed affrontare finalmente il giorno del giudizio di fronte agli elettori". Ha poi definito la Camera dei Comuni “un Parlamento paralizzato”, non risparmiando ai Labouristi l'accusa di costituire “un'opposizione di zombies”, che “diffida del popolo”, non tiene conto del risultato di un referendum (quello del 2016), e teme follemente un ritorno alle urne.
La stessa sfiducia nel popolo, la stessa paura di nuove elezioni, che accomunano i due partiti oggi al Governo in Italia e hanno costretto a una frettolosa ammucchiata Zingaretti, Renzi, Grillo e Di Maio. Con la benedizione del sedicente PDVI (Partito dei Vescovi Italiani).