(ASI) Cresce la tensione nel Golfo persico, la cui stabilità è fondamentale per il mantenimento della pace internazionale. Gli Stati Uniti hanno incolpato l’Iran di avere attaccato, 48 ore fa, 2 petroliere saudite.
L’accusa formale è stata annunciata oggi da alcuni funzionari americani, citati dai media, che hanno comunicato che le valutazioni preliminari di Washington indicherebbero che l’esplosivo utilizzato sarebbe di Teheran. Il diretto interessato ha posto in risalto la propria estraneità, ricordando la precarietà delle condizioni di sicurezza in quell’area e i tentativi di “potenze straniere” di creare l’instabilità. Gli atti di sabotaggio di domenica scorsa hanno interessato anche un paio di navi degli Emirati Arabi Uniti che si trovavano nelle loro acque territoriali, dove erano presenti anche i mezzi di Riyad. La Casa Bianca ha accolto ieri l’invito, del governo di Abu Dhabi, a partecipare alle indagini volte a valutare le responsabilità dell’accaduto e ha mobilitato, a tale fine, le proprie forze armate.
Nyt: “Pentagono mobilita fino a 120.000 soldati, in arrivo portaerei”. Il ministro della Difesa, ad interim, Patrick Shanahan ha detto che sono stati rivisti i piani che prevedono l’eventuale invio fino a 120.000 soldati d’oltreoceano in Medioriente. Tutto ciò avverrà in caso di eventi bellici contro le truppe del Pentagono nella regione, o di riavvio del programma nucleare del paese degli Ayatollah. Lo ha scritto il quotidiano New York Times. La tv Usa Cnn ha reso noto che caccia B52, F15 ed F35 dell’amministrazione Trump sono in volo da ore, nei pressi del territorio gestito dai Pasdaran, per inviare un “chiaro segnale”. Il tycoon ha risposto inoltre alla domanda di un giornalista inerente a un possibile conflitto, contro il nemico principale di Israele, lasciando intendere che nulla è escluso. “Vedremo che cosa succederà”, ha scandito in modo netto. Giungerà, intanto nei prossimi giorni, la portaerei Abramo Licoln inviata nell’area dal Consigliere della Sala Ovale, John Bolton, a causa di una “seria minaccia” marittima proprio dell’Iran.
Teheran critica Tel Aviv. Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Zarif ha attribuito a Israele, in una nota diramata in occasione del giorno in cui ricorre il settantunesimo anniversario della fondazione dello Stato ebraico, la causa di tutte le crisi umanitarie in Medioriente, evidenziando che l’esecutivo di Benjamin Netanyahu rappresenta una minaccia alla sicurezza del mondo. Ha accusato poi gli Usa di aver contribuito alla nascita del nemico sionista. Ha chiesto all’Onu di “porre fine alla sistematica occupazione della Palestina e della sacra Gerusalemme”. Ha domandato quindi alle Nazioni Unite di “aiutare i palestinesi a determinare il proprio destino e a stabilire un governo indipendente”, con capitale la Città Santa (essa è stata riconosciuta formalmente però, da Trump e da altre nazioni, come capitale israeliana).
Possibili conseguenze geopolitiche. Le tensioni tra l’ Arabia Saudita e l’ Iran potrebbero peggiorare la drammatica situazione nello Yemen, dove è in corso una crisi umanitaria senza precedenti e uno scontro militare per procura tra le due nazioni. Il tutto potrebbe aggravarsi anche perchè 7 droni avanzati (aerei senza pilota) hanno colpito, questa mattina, un paio di stazioni di pompaggio di petrolio a 300 chilometri da Ryad, generando un aumento immediato dell1% del prezzo del greggio. Le autorità hanno rassicurato sul fatto che non ci saranno conseguenze sulle esportazioni, ma la preoccupazione rimane alta. L’azione è stata rivendicata dalle milizie Houti, sostenute da Teheran, presenti nel paese gestito dal governo di Sana’a. Un eventuale intervento americano contro Teheran estenderebbe la crisi economica globale iniziata nel 2008 per la crescita dell’inflazione a livello mondiale, a causa di un ipotetico incremento dei costi dell’oro nero, dunque dei carburanti e quindi dei beni che viaggiano su gomma. Le preoccupazioni però sarebbero anche di altro tipo, dal momento che Russia e Cina sceglierebbero di schierarsi apertamente con gli iraniani, che risponderebbero lanciando i propri vettori contro Israele (alleato degli americani). Tel Aviv potrebbe replicare nel medesimo modo e avviare ulteriori “operazioni antiterrorismo” a Gaza, dove sono preseti gruppi (come Hezbollah) protetti dallo stesso Iran. I jet con la Stella di David intensificherebbero sicuramente i raid contro le milizie filo sciite presenti pure in Siria, in Libano e ovviamente sullo stesso territorio iraniano. Verrebbe alimentato così un conflitto regionale che andrebbe ben oltre i confini mediorientali.
Onu paralizzato. Uno scenario, di questo tipo, sarebbe ingestibile dal Palazzo di Vetro di New York. Il Consiglio di Sicurezza, dell’importante organismo multilaterale, potrebbe essere paralizzato infatti dal potere di veto dei 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza (composto da Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina). I 3 paesi occidentali esprimerebbero una visione opposta rispetto agli altri 2. Tutti sarebbero costretti, pertanto, ad auspicare nell’esito positivo di una “diplomazia sotterranea” che ha fermato, in passato, contesti altrettanto pericolosi.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia