(ASI) La situazione in Venezuela è sempre più tesa. Jhuan Guaidò ha annunciato per domani manifestazioni pacifiche davanti alle caserme per convincere i soldati a non sottostare più agli ordini del governo.
Prosegue intanto la caccia agli oppositori. Il Tribunale supremo di Giustizia ha ordinato ieri, al servizio segreto Sebin, il fermo dell'esponente Leopoldo López. L’accusa rivolta nei suoi confronti riguarda la violazione dei termini di custodia nella propria abitazione. Il politico sudamericano era apparso al fianco dell’autoproclamato presidente ed aveva sostenuto di essere stato liberato, dagli arresti domiciliari, da un gruppo di suoi sostenitori. Ha trovato asilo poi nell'ambasciata spagnola. L’uomo, sua moglie e sua figlia rimarranno quindi – ha assicurato Madrid in una nota - nella residenza del diplomatico a Caracas, dove si trovano attualmente, in qualità di “ospiti”. Secondo una dichiarazione dei giudici, pubblicata su Facebook, l'uomo ha violato i termini della detenzione e il divieto di rilasciare dichiarazioni agli organi di informazione. Era già stato condannato nel 2015 a 13 anni di carcere per incitamento alla violenza, ma ha ricevuto successivamente il permesso di scontare la condanna agli arresti domiciliari.
Tentativo di disgelo Mosca – Washington C’è attesa, intanto, per l’incontro previsto in Finlandia tra lunedì e martedì dei ministri degli Esteri di Stati Uniti e Russia. L’argomento principale sarà quanto sta accadendo a Caracas, cercando così di riconciliare lo strappo tra le parti. Quest’ultimo è avvenuto in occasione della telefonata tesissima di mercoledì. Non hanno aiutato, ai fini di una distensione, le affermazioni successive di Sergej Lavrov in merito alla volontà di costituire un’alleanza di paesi in grado di fermare le possibili ostilità della Casa Bianca in loco. Il rappresentante del Cremlino ha comunicato, a Mike Pompeo, la propria opposizione ad un ipotetico intervento militare di Washington, minacciato poche ore prima, accusando gli Usa di ingerenza negli affari interni di uno stato sovrano e di grave violazione del diritto internazionale. La stessa posizione è stata espressa dal rappresentante di Donald Trump, al proprio interlocutore, inviando così un messaggio chiaro allo zar, che sostiene Nicolas Maduro, di rimanere fuori da quella zona del mondo.
Bolton riunisce consiglio di guerra al Pentagono. Il consigliere per la Sicurezza nazionale americana, John Bolton, ha riunito gli alti vertici militari, presso la sede del Pentagono a Washington, per discutere alcuni possibili piani operativi di attacco contro il Venezuela. Lo si apprende da fonti locali, specificando che hanno partecipato all’incontro il segretario alla Difesa Patrick Shanahan e il responsabile del dipartimento di Stato Usa Mike Pomepo.
N.B. Agenzia Stampa Italia continuerà a seguire l’evoluzione della grave crisi venezuelana ed è pronta, in qualsiasi momento, a effettuare aggiornamenti in tempo reale nel caso in cui la situazione dovesse seriamente peggiorare. Le ultime notizie riportate nell’articolo non lasciano presagire sicuramente nulla di buono, ma auspichiamo che prevalgano la diplomazia e la ragione da tutte le parti coinvolte negli eventi in corso.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia