(ASI) Si chiama Jo Song-gil, è il capo uscente della delegazione diplomatica nordcoreana in Italia e di lui si sono perse le tracce da novembre, da quando doveva prenderne il posto il nuovo ambasciatore Kim Chon. Ora è ricercato dalle stesse autorità di Pyongyang, determinate a ritrovarlo, per quanto sembri rifugiato in una località segreta, e per il ministero degli Affari esteri italiano già fuggito all’estero.
Dopo il caso del disertore Thae yong-ho, scappato dalla sede diplomatica di Londra nel 2016, un altro ambasciatore nordcoreano, questa volta ex incaricato degli affari e del commercio internazionale, pare essere scomparso nel nulla, ma con la chiara intenzione di non farsi trovare.
Ora un gruppo di agenti è arrivato nella sede diplomatica del quartiere Eur di Roma, anche per evitare che i suoi colleghi, temendo di essere puniti per non avergli impedito di scappare, possano fuggire a loro volta. Il caso è subito diventato internazionale, ora che il dialogo aperto fra Nord Corea e Stati Uniti rischia di essere minato dalla richiesta di asilo di un solo uomo.
Gli agenti di Pyongyang e le forze di sicurezza italiane ritengono che Jo Song-gil sia sparito per poter passare delle informazioni riservate agli americani sotto compenso e continuare a vivere in Italia sotto mentite spoglie, con un cambio di identità. La pista si rivela credibile sulla base della riconciliazione fra le due Coree, che impedisce al momento, come è avvenuto per tanti anni in passato, che i fuggiaschi dal regime nordcoreano trovino asilo a Seul. Un’incrinatura nei rapporti internazionali che ormai non vuole rischiare nessuno.
Il 48enne scomparso conosce la lingua e la Penisola italiana molto bene, oltre il fatto di avervi studiato già dal 2006 al 2009. Con la moglie, laureata in medicina, ha avuto anche un figlio. Il mistero riguarda la sua mancata volontà di rientrare in patria, forse per paura di una punizione.
Sicuramente Jo Song-gil la sua fuga deve averla pensata molto bene e da parecchio tempo, ora che per via del contesto diplomatico neanche Donald Trump sarebbe disposto a concedergli asilo politico, almeno ufficialmente.
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia