(ASI) Stati Uniti- Aveva promesso battaglia e non ha mai abbassato il tono dello scontro. Alla vigilia delle elezioni di medio termine della sua presidenza, Donald Trump non ha affievolito né la forza di impatto dei suoi tweet, né le sue decisioni politiche drastiche.
A tratti scorretto, in ogni situazione molto aspro, lo scontro fra repubblicani e democratici è più aperto che mai. Da un lato Trump ha ammesso che i repubblicani potrebbero perdere il controllo della Camera, ma ha anche confermato l'invio di 15mila soldati al confine con il Messico per prevenire l'arrivo della carovana di 300mila migranti, partita dall'Honduras.
Poi ha annunciato la riconferma delle sanzioni ai danni dell'Iran e di diversi suoi partner economici, fra i quali molti paesi europei, che non a caso saranno effettive da lunedì 5 novembre, proprio alla vigilia del voto. Le limitazioni all'esportazione di petrolio (25% del Pil iraniano) e agli investimenti stranieri a Teheran saranno anche caratterizzate da un blocco dei prestiti e degli investimenti bancari. Un aspetto che, secondo Trump, scoraggerà altri investitori, di fronte all'assenza di credito per le attività economiche in Iran. Perfino l'Italia del governo Lega-5stelle sembra non essere esentato dalle conseguenze di queste sanzioni, che per la Casa Bianca condannerebbero lo sviluppo del nucleare e l'appoggio degli Ayatollah a Hezbollah in Libano. Il tutto è stato arricchito da un tweet del presidente in veste Game of Thrones, la celebre serie Tv americana. Una scelta pop che ha indignato Hbo, produttrice della serie, ma che ha sicuramente un impatto diverso sul pubblico.
Ora, dopo un'altra campagna elettorale serrata, è arrivato il tempo delle urne. La Camera dei Rappresentanti, un terzo del Senato e 36 governatori su 50 Stati potrebbero cambiare colore dal 6 novembre. A due anni esatti dall'elezione di Trump, l'America farà i conti con i suoi due ultimi anni politici, dando nuovamente la parola agli elettori, che si esprimeranno nel voto di metà mandato del presidente. I membri del Congresso saranno eletti attraverso un sistema maggioritario semplice, a eccezione della Louisiana, che utilizzerà un metodo uninominale a doppio turno. Per la Camera i collegi uninominali sono suddivisi equamente sulla base della popolazione di ciascuno Stato. Mentre è probabile che i democratici conquisteranno la maggioranza dei seggi riservati ai rappresentanti della Camera, stessa cosa non si può dire per il Senato. Nella porzione della Camera alta, che si rinnoverà in questa tornata elettorale, i senatori uscenti sono in maggioranza democratica, lasciando in bilico gli esiti del voto.
La storia politica del Paese dovrebbe sorridere alle opposizioni che, secondo i sondaggi, sarebbero in vantaggio di sette punti percentuali. Questo nonostante negli ultimi due anni non siano riusciti ad affermare gran parte delle loro politiche. A eccezione della difesa dell'Obamacare, non sono né riusciti a ottenere i salari minimi, né un maggiore controllo sulle armi, né una legalizzazione dei dreamers, i figli dei migranti. Più radicali a est, più moderati e pragmatici nel centro-ovest, gli oppositori sono ancora in fase sperimentale, prima di affrontare nuovamente i repubblicani in quelle che saranno le elezioni presidenziali del 2020.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia