(ASI) Quella militare per il momento non è un opzione allo studio dei paesi del “gruppo di Lima” per risolvere la questione venezuelana, nonostante nei giorni scorsi esponenti dell’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani, abbiano aperto a questa possibilità, anche se Colombia, Canada e Guayana non hanno firmato il documento che contemplava questa opzione.
Il testo è stato stilato in seguito alle dichiarazioni del segretario generale dell'Organizzazione degli stati americani (Osa), Luis Almagro, secondo cui l'uscita diplomatica dalla crisi rimaneva la via preferenziale, ma non potevano escludersi altre soluzioni.
Ieri sera però lo stesso Almagro ha in parte rivisto la propria posizione spiegando che l'Osa mantiene il suo impegno per una soluzione pacifica e che il sostegno a un'ipotesi militare è una voce alimentata per evadere la gravità della crisi.
Il Venezuela aveva ovviamente subito criticato la posizione di Almagro e tramite la vicepresidente Delcy Rodriguez aveva annunciato che Caracas avrebbe denunciato all'Onu e ad altre istanze internazionali il rappresentante dell’Osa per la “forma volgare e grottesca in cui guida la segreteria generale dell'Osa col fine di promuovere l'intervento militare nella nostra patria e attentare contro la pace in America latina e Caraibi”.
La discussione su un intervento militare in Venezuela non è nuova. Secondo un'inchiesta giornalistica statunitense rilanciata dalla "Cnn", nell'agosto del 2017 il presidente usa Donald Trump avrebbe parlato della possibilità di invadere il Venezuela, nel corso di un incontro tenuto nello Studio ovale per discutere delle sanzioni contro Caracas alla presenza di diversi importanti consiglieri di politica estera. L'ex consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster e l'allora segretario di Stato Rex Tillerson, lo convinsero a cambiare idea, riferiva l'articolo citando fonti della Casa Bianca. La notizia era stata ripresa dal presidente Maduro che aveva invitato il paese a rimanere in allerta. Un monito che Caracas ha fatto tornare d'attualità ad agosto, in occasione dell'azione sferrata durante una parata dell'esercito venezuelano, contro il palco della presidenza.
Il gruppo di Lima è un organismo cui aderiscono, in modo non vincolante, una serie di paesi americani, tra cui Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica, Ciile, Guatemala, Honduras, Messico, Panama, Paraguay, Perù e Santa Lucia. Obiettivo principale è animare la pressione internazionale sul governo di Nicolas Maduro.
Fabrizio Di Ernesto-Agenzia Stampa Italia