(ASI) Il mondo è preoccupato nuovamente a causa dell’inarrestabile crisi siriana, nonostante il mezzo milione di morti dal 2011.
Le sofferenze, dei civili, proseguono da sette lunghi anni e nessuno pare essere in grado di fermarle. Stati Uniti e Russia continuano ad avere infatti, almeno formalmente, posizioni divergenti e agguerrite nella difesa dei rispettivi interessi. Paralizzano pertanto le Nazioni Unite mediante il diritto di veto, in loro possesso in seno al Consiglio di sicurezza, al palazzo di vetro di New York. Sembrano naufragare, così, le speranze di pace che la comunità internazionale ha cercato di concretizzare, almeno a parole, in tale arco di tempo. L’esercito di Bashar al – Assad sta per lanciare un’ultima grande offensiva, contro gli oppositori, nella città di Idlib. Il Cremlino è pronto ad appoggiare l’ iniziativa, nonostante l’allarme dell’Onu in merito a un’ennesima crisi umanitaria, che potrebbe coinvolgere due milioni di persone. Un altro fattore di tensione è causato dall’allarme di Mosca sulla possibilità dell’uso di armi chimiche, da parte dei ribelli equipaggiati militarmente dall’Occidente, volto a offrire il pretesto per nuovi raid aerei degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Francia contro Assad, come è avvenuto lo scorso aprile. L’esercito russo ha deciso di flettere i muscoli avviando esercitazioni imponenti, fino all’8 settembre nel Mediterraneo, con 25 navi e 30 aerei da guerra. Non è escluso che ciò rappresenti un’azione dimostrativa nei confronti di Washington che avrebbe già stilato addirittura, in base a quanto riferito dai media americani, una nuova lista di target da colpire qualora fosse impartito l’ordine dalla Casa Bianca. Il ministro degli Esteri di Vladimir Putin, Sergej Lavorov, ha invitato subito la controparte d’oltreoceano a “non giocare col fuoco”, ammonendo in merito a possibili conseguenze, derivanti da azioni spregiudicate, a livello regionale e globale.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia