(ASI) Tripoli- A 15 giorni dal referendum sulla Costituzione, la Libia torna nel caos a causa delle divisioni sempre più forti fra il governo di Fayez al-Serraj e le milizie guidate dal generale della Cirenaica Khalifa Haftar.
Il fragile accordo per un cessate il fuoco tra i soldati del ministero dell’Interno e la cosiddetta Settima Brigata è stato annunciato dalla tv al-Ahrar, ma la sua durata è tutt’altro che garantita.
Nei giorni precedenti esplosioni e scontri a fuoco hanno agitato la periferia meridionale della capitale libica, dove il 28 agosto si sono confrontati a viso aperto i miliziani che sostengono la causa di Haftar con quelli leali al ministro dell’Interno Abdel Salam Ashour.
Dai centri di Tahrouna, sede della vecchia roccaforte di Gheddafi, e Bani Walid la settima brigata ha raggiunto Qaser Bin Ghasir, Salahaddin, Wad Rabia e Ain Zara, mentre a nord il fronte delle truppe presideniali rafforzava il confine con dei check point.
Gli scontri hanno coinvolto soldati e civili. I morti accertati fra i cittadini sono 9, compreso un bambino di 11 anni. I feriti gravi sarebbero invece 6, su un totale di 33, inclusi tutti coloro che hanno partecipato ai combattimenti.
Secondo la tregua ottenuta, la Settimana Brigata dovrebbe ritirarsi a Qasr Bin Ghashir, a 27km da Tripoli, mentre manterrà il controllo del campo di Yarmouk, più a ovest e nei pressi del campus universitario della capitale libica.
Dall’estero, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto comunque sapere di volere la Libia al voto e con la nuova costituzione entro il 10 dicembre. L’ambasciata italiana, attraverso un tweet, ha ricordato che l’ambasciatore Giuseppe Perrone era in congedo già da qualche giorno, mentre la sede diplomatica nel Paese non sarà spostata. Nulla a che vedere con la richiesta dello stesso Haftar di far espellere il capo della diplomazia italiana nei primi giorni di agosto, almeno per ora.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia