(ASI) Singapore - Hanno attraversato i due porticati opposti sul patio del Capella Hotel, sull'isola di Sentosa a Singapore, poi si sono stretti la mano per 12 secondi, davanti ai fotografi di tutto il mondo. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo omonimo Nordcoreano Kim Jong-un si sono incontrati come era stato programmato dalle diplomazie dei due Paesi.
Il colloquio al quale hanno assistito solo gli interpreti è durato 49 minuti, fra le 9:04 e le 9:53 locali, le 3 della notte in Italia.
È andato tutto come previsto. I presidenti sono stati soddisfatti e hanno firmato un documento congiunto che prevede la denuclearizzazione della Corea e sancisce la pace fra Stati Uniti e Corea del Nord dopo 68 anni, ponendo fine a una guerra che formalmente durava dal 1950. Il conflitto fra le due coree venne sospeso solo da un armistizio nel 1953, ma all'epoca non furono firmati trattati di pace. Nel documento è citata anche la ratifica della dichiarazione di Panmunjom, firmata a fine aprile per una pace condivisa fra lo stesso Kim e il presidente Sudcoreano Moon Jae-in.
Dopo l'incontro, Trump ha tenuto una conferenza stampa durata oltre un'ora nel pomeriggio dello stesso 12 giugno, una data che è già considerata storica, giorno del primo incontro in assoluto fra un presidente Usa e un leader Nordcoreano. «Ci saranno altre occasioni di confronto», ha annunciato Trump. «Sarà necessario continuare a lavorare per il processo di denuclearizzazione. Prenderò in considerazione nei prossimi giorni una visita a Pyongyang».
Prima di lasciare Singapore, Kim ha ringraziato gli Stati uniti per aver permesso questo incontro bilaterale ed è pronto a lavorare per una pace duratura e stabile.
La Cina ha accolto con favore i risultati del summit e valuterà se sia il caso di proporre alle Nazioni Unite lo stop alle sanzioni economiche inflitte alla Nordcorea. «È l'inizio di una nuova era», ha detto il ministro degli Affari esteri Wang Yi. «Questa era la giusta direzione da prendere», gli fa eco il collega russo Sergey Lavrov.
Anche dalla Santa Sede Papa Francesco aveva detto, due giorni prima, che l'incontro fra i due presidenti poteva solo «contribuire allo sviluppo della pace, non solo per la Corea, ma per il mondo intero.
Per Trump, che aveva investito molta della sua credibilità internazionale su questo summit, è un risultato importante. Basti pensare che solo un paio di giorni prima aveva lasciato il G7 canadese in anticipo, ordinando a sorpresa ai suoi collaboratori di non firmare il documento finale, quello che avrebbe evitato i dazi commerciali ai suoi alleati storici. La guerra a distanza a colpi di tweet con il presidente del Canada Justin Trudeau e le divergenze con Angela Merkel ed Emmanuel Macron, hanno invece portato Trump a essere molto disponibile verso Paesi tradizionalmente scomodi come la Nordcorea. Da quando l'ex presidente George W. Bush la definì "Stato canaglia" sono passati solo 16 anni, ma il summit di Singapore ha chiuso un'epoca. Quanto durerà la nuova si vedrà.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia