(ASI) Giovedì scorso la cancelliera tedesca Angela Merkel è arrivata a Pechino per una visita ufficiale di un paio di giorni, la prima dopo la sua recente riconferma come inquilina della Bundeskanzleramtsgebäude. In cartello c'erano, in ordine cronologico, l'incontro col primo ministro Li Keqiang e quello col presidente Xi Jinping, prima di raggiungere Shenzhen, capitale cinese dell'innovazione, nonché sede di importanti aziende che operano nel settore hi-tech.
Il vertice bilaterale è stato di grande importanza, non soltanto per Berlino ma per tutta l'Eurozona, dal momento che la Cina si è confermata anche nel 2017 il primo partner commerciale della Germania per un interscambio che - stando ai dati divulgati lo scorso febbraio dall'Ufficio di Statistica Federale Tedesco e riportati da Reuters - ammonta a 186,6 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 170,2 miliardi del 2016.
Durante la conferenza stampa congiunta svoltasi presso la Grande Sala del Popolo, il premier cinese ha ricordato che «lo sviluppo benefico di tutti i Paesi dipende dalla salvaguardia del multilateralismo e del libero commercio», augurandosi che tutte le parti «agiscano nella direzione della facilitazione del commercio». La cancelliera ha prontamente sposato gli auspici di Li Keqiang, sottolineando la volontà, da parte tedesca, di rafforzare il multilateralismo.
Il riferimento all'atteggiamento degli Stati Uniti è apparso scontato, sebbene Donald Trump abbia rinviato al prossimo primo giugno la decisione sull'applicazione delle misure protezioniste nei confronti dell'Europa e sospeso temporaneamente l'applicazione degli annunciati dazi nei confronti della Cina in attesa di concludere una fase di trattative tra i due colossi economici che si preannuncia decisiva. La volubilità del leader statunitense, tuttavia, non consente di dormire sonni tranquilli né a Berlino né a Pechino ed Angela Merkel ha evidentemente preferito giocare d'anticipo per approntare da subito un eventuale piano-B.
Le distanze tra Europa e Stati Uniti, che avvicinano, sebbene timidamente, il Vecchio Continente all'Asia, non si limitano al commercio, com'è noto, ma riguardano anche l'accordo sul nucleare iraniano, specie dopo la decisione di Trump di abbandonarlo unilateralmente. Il Piano di Azione Globale Congiunto 5+1 - dove l'espressione "+1" indica proprio la presenza della Germania, affiancatasi per l'occasione ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina) - è considerato da Berlino un caposaldo della politica estera e di sicurezza europea, un accordo «imperfetto» ma sicuramente «migliore di un mancato accordo».
Questa montante comunanza di vedute tra Germania e Cina non deve tuttavia suscitare troppo ottimismo a livello europeo. Bruxelles, infatti, non ha ancora deciso di riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato, concessione che il Paese asiatico attendeva per il dicembre 2016, in base agli impegni assunti dalle parti al momento dell'ingresso nel WTO di Pechino nel 2001. Se il commissario UE al Commercio Cecilia Malmström ha a lungo tentennato, lo scorso anno da Strasburgo il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, appoggiato dal capogruppo dei Socialisti&Democratici Europei Gianni Pittella, aveva lanciato alla Commissione un monito per escludere la Cina dalla riforma delle norme anti-dumping europee.
Su questo punto, Angela Merkel dovrà lavorare per convincere i partner europei della bontà dei passi in avanti compiuti dalla Cina in materia di apertura agli investimenti, protezione della proprietà intellettuale e salvaguardia ambientale, oltre a rilevare l'importante annuncio di Xi Jinping sull'intenzione della Cina di aumentare le importazioni dall'estero: una volontà espressa pubblicamente durante l'ultima edizione del Forum di Boao. Del resto è stato lo stesso Xi, nel suo incontro con la Merkel, ad esortare la Germania «a cogliere le opportunità che stanno emergendo dalla nuova fase di riforma e apertura in Cina», apprezzando il sostegno tedesco all'iniziativa Belt and Road, lanciata da Pechino nel 2013 per ricostruire in chiave moderna le antiche direttrici terrestri e marittime della Via della Seta. «Dal momento che la situazione mondiale sta registrando grandi sfide, la Germania e la Cina devono rafforzare il confronto e il coordinamento sugli affari internazionali, intensificando la collaborazione all'interno delle strutture multilaterali, come il G20», ha risposto a Xi la cancelliera Angela Merkel.
La cooperazione in merito al fondamentale tema dell'innovazione è un altro punto sul quale la Cina insiste molto, cercando di avvicinare il programma Made in China 2025, mirato alla digitalizzazione dell'industria e ad una manifattura di alta qualità, al piano Industrie 4.0 tedesco, che sta ispirando e trainando anche il resto dell'Europa. Non è un caso se, prima di tornare a casa, la cancelliera ha voluto fare tappa a Shenzhen, vero e proprio hub dell'innovazione di livello globale, dove alle più celebri grandi aziende di telecomunicazione, elettronica e robotica si affianca una moltitudine di microimprese e start-up innovative.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia