(ASI) Un reportage della tv Msnbc ha confermato una notizia da brividi divulgata, tempo fa, da alcuni siti internet: l’esercito americano si è scontrato contro alcuni mercenari russi sul suolo siriano. I contractors non rientrano, almeno ufficialmente, tra i soldati del Cremlino in quanto sono persone in condizioni di indigenza che vengono assunte da società private ed inviate a combattere all’estero.
Il generale Jonhatan Braga, comandante delle forze speciali USA, ha dichiarato di aver ricevuto rassicurazioni da Mosca sull’assenza di soldati di Vladimir Putin nella zona nei pressi dell’Eufrate, ma “misteriosi nemici” hanno continuato ad avanzare verso i suoi commilitoni. “Dopo circa due ore – ha raccontato – sono stati esplosi contro di noi colpi di artiglieria, di carri armati e di piccole armi da parte di 700 unità. Queste ultime venivano verso di noi e abbiamo contattato l’esercito del Cremlino, ma il fuoco continuava ad arrivare ed era abbastanza”. Gli Stati Uniti hanno risposto immediatamente, uccidendo 200 di loro. E’ la prima volta che una fonte di Washington ha parlato, in modo chiaro, di quanto è capitato lo scorso febbraio nel Paese mediorientale.
La tensione tra le due superpotenze è cresciuta anche dopo quanto dichiarato recentemente dal generale USA Raymond Thomas in merito all'attacco elettronico di Mosca volto a disturbare le attività dell’aviazione statunitense in Siria (notizia né smentita né confermata ad Agenzia Stampa Italia da una fonte vicina alla NATO che ha chiesto l’anonimato). Nonostante le rassicurazioni espresse ultimamente dal Ministero degli Esteri di Mosca sulla certezza che Trump e Putin non permetteranno che la Casa Bianca e il Cremlino entrino in guerra tra loro, vi è scetticismo a proposito di una soluzione diplomatica della crisi siriana. Durante il vertice odierno di Astana organizzato con Turchia e Iran, Sergej Lavrov ha accusato l’Occidente di voler dividere la Siria in tre parti e “riformattare il Medio Oriente”.
Marco Paganelli - Agenzia Stampa Italia