(ASI) Washington- Un incontro a quattro nella residenza che appartenne al primo presidente degli Stati Uniti George Washington. A Mount Vernon, Emmanuel Macron con la moglie Brigitte ha fatto visita a Donald Trump, che lo attendeva insieme alla moglie Melania. A parti invertite sono 24 gli anni di differenza dei mariti con le mogli, ma nel corso di una cena dove veniva servito Chardonnay di Digione non sono mancati empatia e sorrisi. Si mangiavano agnello e riso cucinati alla creola, tipico piatto di New Orleans, la città americana fondata dal governatore francese Jean-Baptiste Le Moyne de Bienville.
Un modo per consolidare una vecchia amicizia fra i due Paesi, mentre nella politica internazionale le posizioni prese dai due presidenti non sono mai state così lontane. Da una parte un tentativo disperato di Macron, dall’altra l’opportunismo di approfittare dei malumori intercorsi fra il presidente americano e le leader europee Theresa May e Angela Merkel, con quest’ultima che sarà nuovamente in visita negli Usa il prossimo 27 aprile.
Sul tavolo, a parte i piatti e il pregiato, dovevano essere discussi temi politici, strategici ed economici. Il presidente francese ha chiesto agli Usa di non ritirarsi dall’accordo con l’Iran sul nucleare, di non imporre i dazi sull’acciaio e sull’alluminio ai Paesi europei, di non abbandonare la Siria. Sul dossier nucleare Trump non ha dubbi. La sua scelta resta inamovibile, mentre rimangono inascoltate anche le minacce di Teheran a riguardo. Per i dazi si può trattare, ma solo sul Medio Oriente delegazione francese ha raccolto risultati positivi: il ministro della Difesa James Mattis e il consigliere alla Sicurezza nazionale John Bolton sono pronti a consolidare l’impegno in Siria, oltre il chiedere ai francesi di rafforzare il proprio. I rapporti con la Russia sono ora più complessi, ma a Parigi sperano in un dialogo aperto, seppur a distanza, con Vladimir Putin.
Nella residenza di Mount Vernon Trump e Macron hanno almeno provato a venirsi incontro. Non a caso è stato scelto un luogo dove sono conservate anche le chiavi della Bastiglia, donate dal marchese de La Fayette oltre due secoli fa e alla fine della rivoluzione francese, come simbolo di reciproca amicizia.
Nel protocollo ufficiale mancava il dossier sull’ambiente e sul cambiamento climatico, principale punto di divergenza fra i due presidenti. La delegazione di Parigi aveva però almeno l’intenzione di inserire il “tema verde” fra quelli trattati. Prova ne è stata la presenza nell’entourage francese di Venkatramani Balaji e Christopher Cantrell, fondatori del movimento ambientalista “Make our planet great again”. Trump nega l’esistenza di un effetto serra aggravato dall’inquinamento prodotto dall’uomo. Macron è sostenitore del movimento che rispondeva direttamente al motto del presidente Usa. Una differenza ideologica che non pare aver inasprito un incontro cordiale, ma allo stesso tempo le due parti, esclusi gli interessi comuni in Siria, non sembrano essere più vicine.
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia