(ASI) Il Cairo- Il comando del Faraone non è mai stato così saldo, quello del generale, per la precisione. Abdel Fattah al-Sisi è stato riconfermato presidente con il 92% delle preferenze. In 22 milioni hanno votato il numero uno dell’esercito egiziano, salito al potere dopo la rimozione dei Fratelli Musulmani al governo. L’unico sfidante rimasto in gioco era Moussa Moustafa Moussa, capo del partito filogovernativo el Gihad, fermo a 721mila voti, l’equivalente del 3% dei voti.
Affluenza in calo rispetto al 2014, quando al-Sisi aveva sfiorato il 97% con la partecipazione alle urne di quasi un egiziano su due, ora ferma al 40%. Lunedì ci saranno i risultati ufficiali con la proclamazione del vincitore, ma al di là di questi dati, già diffusi dalle agenzie di informazione locali, nessuno in Egitto e all’estero aveva dubbi sulla riconferma del presidente in carica. Le elezioni erano già state bollate come una farsa dalle opposizioni, protagoniste del boicottaggio delle urne. Dall’altra parte però, il governo ha promesso cibo e ricompense di vario tipo a chi si fosse recato ai collegi. Nel governatorato di Qalyubyya avevano perfino promesso un pellegrinaggio a La Mecca, nel tentativo di catturare il voto dei cittadini musulmani più devoti.
La rielezione del presidente dà continuità al governo dei militari nella politica egiziana, dopo un periodo tumultuoso che ha visto la rivoluzione di piazza Tahrir portare alla destituzione di Mubarak e a un esecutivo senza esito dei Fratelli Musulmani. Nel 2013 la svolta autoritaria del loro leader Mohamed Morsi ha causato una seconda rivoluzione, nella quale l’esercito è intervenuto per riprendersi la guida del Paese. Negli ultimi mesi il leader al-Sisi ha oscurato siti web e censurato i media indipendenti, facendo dell’Egitto un nuovo regime militare, privo di libertà civili e politiche.
In un contesto generale, la popolazione è economicamente allo stremo, quando in alcune regioni è difficile persino produrre il pane. Le persone riflettono sui costi delle rivoluzioni e sull’inutilità delle ribellioni precedenti, dalle Primavere Arabe fallite alla povertà odierna. La crisi economica continua a fare il suo corso, mentre i prestiti Fondo monetario internazionale non sembrano essere serviti a molto. I prezzi, anche delle materie prime, sono aumentati e i ministeri sono stati costretti a imporre misure di austerità in un mercato già fragile Questo ha permesso al presidente al-Sisi di soffocare le opposizioni e rafforzare la sua posizione, nel momento in cui anche piccole promesse economiche hanno garantito un voto sicuro alle elezioni presidenziali. Un artigiano della città vecchia del Cairo ha detto alla giornalista egiziana Yasmine el Rashidi quello che alla fine pensano tutti: «Questa non è mai stata una rivoluzione. Era tutto deciso fin dall’inizio dall’intelligence militare. Possiamo solo pensare a come guadagnarci da vivere ogni giorno».
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia