(ASI) Roma – Ben 17 palestinesi sono rimasti uccisi durante gli scontri coi militari dell’esercito israeliano alla barriera che separa la Striscia di Gaza e lo Stato d'Israele.
Tra le vittime vi è anche un bambino con un’età inferiore ai 16 anni. Questi i numeri della strage dichiarati dall’ambasciatore palestinese presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite – ONU, Riyad H. Mansour, durante un incontro coi giornalisti a New York al termine della riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza indetta dal Kuwait. «Un’indagine indipendente e trasparente» è quanto richiede il Segretario generale dell’ONU, António Guterres, in merito a fatti di venerdì 30 marzo avvenuti al confine tra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza: manifestazione partita pacificamente per poi degenerare in tiri di pietre e molotov da parte palestinese a cui l’esercito israeliano – disposto con carri armati – ha risposto, atrocemente, sparando in direzione dei manifestanti e provocando, oltre ai morti, circa 2.000 feriti. I militari israeliani, durante gli scontri, hanno fatto intervenire anche i cecchini: sotto i loro colpi ha perso la vita proprio il bambino suddetto.
I manifestanti palestinesi si erano riuniti lungo la barriera al confine con Israele per la “Marcia per il Ritorno” in occasione del “Yom al-Ard”, il Giorno della Terra, l’annuale commemorazione dello degli scioperi e delle marce del 30 marzo 1976, avvenute in protesta per l’esproprio delle terre palestinese ad opera israeliana e in cui vennero massacrati molti civile palestinesi.
Federico Pulcinelli – Agenzia Stampa Italia