(ASI) Guardando la mappa, sono circa 50 i chilometri che separano, in linea d'aria, l'aeroporto internazionale di Hong Kong dal Porto di Gongbei, porta d'accesso dell'area metropolitana di Zhuhai verso Macao.
Entro la fine di quest'anno, non più traghetti né aerei saranno necessari per collegare rapidamente le due regioni amministrative speciali cinesi fra loro e con la città di Zhuhai. A circa nove anni dall'inizio dei lavori, infatti, il governo di Pechino è quasi pronto ad inaugurare il nuovo ponte di collegamento stradale Hong Kong-Zhuhai-Macao (HKZMB). Una volta aperto al traffico, questo immenso sistema infrastrutturale costituirà la dorsale stradale più lunga al mondo nel suo genere. Esteso per ben 55 km, il ponte prevede una prima sezione di 14 km, che dallo scalo di Hong Kong giunge sino ad un primo isolotto artificiale, ed una seconda sezione di 29,6 km, che comincia con l'imbocco di un tunnel sottomarino di 6,7 km (per consentire un punto di passaggio per le navi), prosegue riemergendo in superficie all'altezza di un secondo isolotto artificiale e si conclude 22,7 km più avanti su una terza struttura artificiale, da cui si dipanano due direttrici: una verso Nord-Ovest per la città di Zhuhai ed una verso Sud-Ovest per Macao.
La nuova via di comunicazione tra Hong Kong, Zhuhai e Macao consentirà così di abbattere significativamente i tempi di percorrenza tra le tre aree metropolitane. Da Hong Kong a Zhuhai si arriverà in 40 minuti contro le circa 4 ore oggi necessarie per risalire in autostrada sino a Humen, attraversarne il ponte omonimo, raggiungere Nansha e scendere sino a Zhongshan per arrivare infine a Zhuhai e al Porto di Gongbei. Nel tragitto da Hong Kong a Macao, invece, i tempi si ridurranno dai circa 60 minuti attualmente impiegati dai traghetti, salvo impedimenti di navigazione causa avverse condizioni atmosferiche, ai 35 minuti via auto, indipendentemente dal meteo.
La regione, particolarmente complessa dal punto di vista morfologico, è quella del Delta del Fiume di Perle, un'area affacciata sul Mar Cinese Meridionale, racchiusa quasi esclusivamente all'interno della Provincia del Guangdong, da sempre al centro degli interessi commerciali internazionali, non a caso finita in passato nelle mire coloniali delle potenze europee. Già prima del ritorno ufficiale di Hong Kong e Macao sotto la sovranità di Pechino tra il 1997 e il 1999, il governo cinese aveva cominciato a lavorare per creare le condizioni più favorevoli ad una loro integrazione progressiva e calibrata, tenendo chiaramente in considerazione il grado di sviluppo economico e finanziario dei due territori autonomi, soprattutto di Hong Kong, all'epoca più elevato rispetto a quello della Cina continentale.
Nel 1980, Shenzhen e Zhuhai, le metropoli più vicine ai confini con i due territori di Hong Kong e Macao, furono tra le prime città cinesi, assieme a Shantou, ad inaugurare il sistema della zona economica speciale, pensato per agevolare ed incentivare gli investimenti esteri e l'economia privata in generale all'interno di apposite aree del Paese, ritenute maggiormente strategiche per lo sviluppo e la crescita. Solo nel 1988 emerse l'idea di costruire un ponte di collegamento tra le due sponde della regione del Delta. Tuttavia, il passo decisivo per dare una definitiva forma al progetto fu l'introduzione del modello 'Un Paese, due sistemi', pensato da Deng Xiaoping negli anni Ottanta ed avviato sotto la presidenza di Jiang Zemin alla fine degli anni Novanta, che generò una piattaforma capace di garantire al contempo la sovranità di Pechino su Hong Kong e Macao ma anche un'ampia autonomia in una vasta gamma di materie per i due territori, secondo i termini previsti dal nuovo istituto della regione amministrativa speciale.
Con una popolazione di circa 75 milioni di persone, la regione del Delta del Fiume di Perle nel suo insieme (Regione Economica del Delta più Hong Kong e Macao) costituisce oggi una delle aree più dinamiche al mondo sul piano economico, finanziario e turistico. La sola Guangzhou, capoluogo della Provincia del Guangdong, ha generato nel 2016 un PIL pari a 284 miliardi di dollari ed è stata già individuata come il principale hub iniziale della Via della Seta Marittima del XXI secolo; Shenzhen è la capitale cinese della tecnologia, sede di celebri aziende hi-tech ma anche di industrie manifatturiere tradizionali «che investono in innovazione», come sottolineato lo scorso novembre da Frank Fang di HSBC; Hong Kong è il sesto porto più trafficato ed il terzo centro finanziario al mondo, dopo Londra e New York; Macao, invece, accoglie ogni anno più di 30 milioni di turisti grazie alle sue lussuose strutture ricettive e alle sue rinomate attrazioni: non solo sale giochi e casinò, ma anche edifici e monumenti storici, tra cui non pochi sono quelli di impronta coloniale che danno al turista la stranissima impressione di trovarsi in Europa.
Stando agli accordi di decolonizzazione raggiunti negli anni Ottanta dalla leadership cinese con Londra e Lisbona, le due regioni autonome dovranno completare il proprio percorso di definitiva integrazione nella Repubblica Popolare rispettivamente nel 2047 e nel 2049, ovvero allo scadere dei cinquant'anni previsti a partire dal loro ritorno alla madrepatria. Fino ad allora, Hong Kong e Macao potranno continuare a godere dei sistemi economici e legislativi sviluppati a partire dal periodo coloniale. Nel frattempo si prevede che la Cina, come indicato dal presidente Xi Jinping in occasione del 19° Congresso del Partito Comunista Cinese, completerà il suo ben più vasto percorso di riforma politica ed economica per raggiungere livelli sempre più alti in tema di innovazione, modernizzazione, governance, trasparenza, apertura, diritto di proprietà e tutela ambientale. Questo significa che entro la metà del secolo il socialismo con caratteristiche cinesi avrà assunto dimensioni pienamente compatibili con il modello di sviluppo maturato nelle due regioni speciali, dove è sopratutto il tema etnico e culturale a dover essere approfondito allo scopo di valorizzare le comuni radici cinesi condivise con la Terraferma, rinsaldando un legame storico e sociale che era stato interrotto nel lungo periodo della colonizzazione europea.
Il ponte, pensato per durare almeno 120 anni a partire dal momento dell'inaugurazione, non sarà dunque soltanto un'infrastruttura destinata a moltiplicare il valore logistico della regione in chiave commerciale e finanziaria, ma anche l'emblema di una riunificazione nazionale che la Cina insegue grossomodo dalla metà del XIX secolo, quando ebbe inizio una delle fasi più drammatiche e buie della sua storia: una fase che Pechino vuole mettersi definitivamente alle spalle.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia