(ASI) Cambio di rotta. Dal Medio Oriente le forze militari italiane si concentreranno in Africa. Il 17 gennaio il parlamento ha votato le missioni italiane del 2018 e il Sahel sarà in primo piano. Solo in Niger arriveranno 130 mezzi terrestri, due aerei e 470 soldati, molti dei quali provenienti da missioni in Iraq e Afghanistan. L’obiettivo prioritario per il ministero degli affari interni e di quello della difesa, come preannunciato dalla ministra Roberta Pinotti, sarà potenziare i controlli al confine con la Libia. Il contingente italiano affiancherà i 300 militari europei presenti a Misurata per la missione di assistenza sanitaria «Ippocrate». Stretto contatto anche con i soldati Nato in Tunisia, dove si trovano già 60 italiani all’opera, al fianco di tedeschi e americani. Il costo totale di queste operazioni sarà di 1,5 miliardi, 80 milioni più del 2017.
La missione, che ha incassato il voto contrario di Leu e M5s, sarà rivolta al contrasto del terrorismo in Nord Africa e al contenimento dell’immigrazione incontrollata, vittima dei trafficanti di esseri umani. Dovrà avere effetto soprattutto in Libia, dove partono generalmente i flussi migratori diretti in Italia. Nel territorio nigerino in particolare, il business dei jihadisti è molto attivo, a seguito della caduta dell’Isis in Siria. Dal traffico delle armi a quello della droga, l’economia illegale è presente anche in Nigeria, Libia, Mali e Ciad, dove si è trasferita gran parte dei miliziani del Califfato. Combattere la criminalità in questi Paesi significa per l’Italia collaborare con la Francia e farle allo stesso tempo concorrenza, in campo strategico ed economico.
La missione militare italiana in Niger inizierà in un momento di grande tensione con le Ong e le associazioni no profit che si occupavano di migranti e rifugiati. Nel 2017, gli accordi con il governo di Tripoli hanno portato le persone che vogliono raggiungere l’Europa a morire molto più facilmente nel deserto libico che affogando nel Mar Mediterraneo. Questa è la denuncia delle fondazioni nigerine che ora guardano con sospetto alle nuove missioni. Il contrasto al traffico di esseri umani in questi territori sarà così l’elemento determinante per giudicare vincente o fallimentare la presenza dei militari italiani nel Sahel.
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia