(ASI) La Siria continua a tremare. Il regime e i ribelli provano a dialogare, ma senza ottenere quei frutti decisivi per cessare le ostilità che hanno provocato, dal loro inizio nel 2011, oltre 400 mila morti.
Il paese mediorientale è diventato ormai un terreno di scontro non solo, come sei anni fa, tra gruppi di cittadini con visioni politiche differenti sul ruolo del rais Bashar al - Assad ma anche, su questa tematica, tra potenze regionali e mondiali. La situazione che si è creata mette ulteriormente in crisi quei già fragili equilibri globali che potrebbero rompersi, da un momento all’altro, portando l’umanità all’autodistruzione.
Il quotidiano “Haaretz” ha riportato oggi che alcuni aerei da guerra israeliani hanno colpito vicino a Damasco, a Kiswa poche ore fa, per la prima volta una base militare iraniana in costruzione. La fonte ha specificato che le difese contraeree presenti nella zona hanno reagito, abbattendo un paio di missili di Tel Aviv. La tv di stato ha reso noto che il raid ha provocato danni materiali, ma fortunatamente nessuna vittima. L’Osservatorio per i diritti umani in Siria ha aggiunto che è stata persino sospesa, in quell’area, l’erogazione dell’elettricità subito dopo i forti boati uditi dalla popolazione.
L’infrastruttura colpita era utilizzata da Hezbollah, che Israele considera un gruppo terrorista appoggiato dall’Iran, come deposito di armi. Un’eventuale escalation tra il paese degli Ayatollah e Tel Aviv sarebbe pericolosissima a causa delle rispettive alleanze: il primo è appoggiato, da sempre, dalla Russia e dalla Cina, mentre il secondo dagli Stati Uniti e dall’ Arabia Saudita. Tale situazione delicata avrebbe ripercussioni dirette soprattutto per quanto riguarda la crisi libanese e quella yemenita. Quest’ultima infatti sta già mettendo a dura prova i rapporti tra Ryad e Teheran a causa di un conflitto per procura dai contorni sempre più incerti e pericolosi.
Marco Paganelli - Agenzia Stampa Italia