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Due diplomatici libici espulsi dalla Svezia

(ASI) La Svezia nei giorni scorsi ha espulso due diplomatici che lavoravano all’ambasciata libica di Stoccolma, confermando come la Libia non abbia più legami diplomatici con la Svezia.

 

“Abbiamo osservato come le attività di entrambi gli uomini fossero in conflitto con le nostre regole e abbiamo quindi chiesto loro di lasciare il Paese” con queste parole si è rivolto il portavoce del Ministero degli Esteri svedese Anders Jorle al canale TV4 lo scorso mercoledì 18 maggio.

Ha comunque evitato di scendere nei particolari delle motivazioni che hanno spinto il Governo a prendere questa decisione.

Comunque, rappresentanti dell’Associazione Libica a Stoccolma (Libyska Foreningen i Stockholm) da tempo sostenevano che i diplomatici stessero cooperando con il regime di Gheddafi e con la polizia segreta libica.

“Siamo lieti che il Governo svedese abbia preso questa misura e abbia espulso quegli uomini. Questo dimostra che i nostri sospetti erano fondati” ha detto il vice presidente dell’Associazione Abubakir Helmi Alnadori all’emittente Tv4.

Secondo Alnadori, gli uomini stavano raccogliendo informazioni sugli esiliati libici in Svezia e stavano le stavano inviando al governo di Gheddafi a Tripoli.

Jorle ha inoltre aggiunto che, agli occhi del Ministro degli Esteri svedese, la Libia non ha attualmente alcuna rappresentanza diplomatica in Svezia.

“Al momento, non crediamo che ci siano rappresentanze libiche in Svezia, e comunque non abbiamo rapporti diplomatici” ha continuato il portavoce.

Il 22 febbraio scorso, l’ambasciata libica a Stoccolma innalzò la bandiera dell’indipendenza, che era in uso fino a quando Gheddafi non prese il potere nel 1969 ed è stata sempre utilizzata in seguito come simbolo delle rivolte in corso nel paese.

Dal 10 marzo, l’Unione Europea ha cessato di riconoscere il regime di Gheddafi come rappresentativo del popolo libico.

Non possiamo più considerare l’ambasciata libica di Stoccolma come rappresentante di qualcosa” ha detto il Ministro degli Esteri svedese Carl Bildt in un messaggio su Twitter il giorno seguente.

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