(ASI) In questo momento l'attenzione dell'opinione pubblica, sapientemente guidata dai colossi dell'informazione internazionale, è tutta concentrata sui fatti di Siria e i loro possibili sviluppi. Sono eventi sicuramente da non sottovalutare, ma potrebbe anche trattarsi di una calcolata digressione da altri scenari di conflitti, potenziali o effettivi che siano.
Infatti è appena iniziata la guerra non convenzionale dell'Unione Europea contro la Gran Bretagna a causa della Brexit. Se non si fermerà, essa è destinata a portare a grandi cambiamenti negli equilibri politici europei ed extra-europei. La Francia di Hollande (dimissionario) è per la linea dura: sia con la Gran Bretagna, sia con la Russia-Siria. Jean-Claude Juncker ha dichiarato che l'Inghilterra "pagherà a caro prezzo" l'avventura della Brexit. Inoltre lo stesso Presidente della Commissione Europea avverte il Presidente USA Trump e gli promette che "se insisterà sulla Brexit", la UE si sentirà autorizzata a sostenere "l'uscita dell'Ohio" dagli Stati Uniti. Questa linea politica appare speculare a quella nei confronti della Gran Bretagna. Non a caso in Scozia si riaccendono le tensioni politiche con una nuova richiesta di referendum popolare per l'indipendenza della regione dal Regno Unito. Cosa che puntualmente Londra ha bocciato. Nell'Irlanda del Nord avviene qualcosa del genere, e un'IRA rediviva denuncia il fallimento degli accordi con Londra, preannunciando iniziative anch'esse indipendentiste. Chi ha interesse, se non la UE, a soffiare sul fuoco della Scozia e dell'Irlanda del Nord? Così la sola via di fuga dall'accerchiamento dell'UE per Londrra passa principalmente attraverso Mosca e Parigi: continuare una politica contro la Siria e la Russia è autolesionistico e dannoso, perché favorirebbe i nemici della Gran Bretagna, primo fra tutti la Germania della Merkel. In questo contesto il ruolo della Francia, che uscirà dalle prossime elezioni presidenziali, potrà essere strategico anche per la Gran Bretagna.
Redazione Agenzia Stampa Italia