(ASI) Stati Uniti - «Fanno più paura tre giornali ostili che mille baionette», lo disse Napoleone Bonaparte eppure Donald Trump sembra pensare la stessa cosa. Il suo account Twitter è un'altra fonte di messaggi ostili. «Non parteciperò alla cena dell'associazione dei corrispondenti della Casa Bianca quest'anno. Buona serata». Prosegue così la guerra fredda fra il presidente degli Stati Uniti e la stampa americana. A mass media come New York Times e Cnn era stato impedito di accedere alla sala stampa per posizioni editoriali in aperto contrasto con le politiche presidenziali. Il prossimo 29 aprile niente cena con la stampa per Trump, un invito che non veniva declinato dal 1924. Frank Bruni, editorialista del Nyt non vuole parlare di nuovo Watergate, «non ci sono le premesse» ha detto a Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera, ma da allora non c'era un presidente così astioso con i media come Richard Nixon.
La crisi del giornalismo americano fa i conti con cittadini che non attribuiscono credibilità ai reporter da diversi anni e con un presidente che a colpi di tweet lancia opinioni e messaggi politici. Questo è anche il pensiero di Marine Le Pen, candidata per la presidenza francese il prossimo 23 aprile. Fra le cosiddette «falsità», diffuse da giornali e televisioni, riecheggia costantemente il rapporto di Trump con l'intelligence russa. Al parlamento di Mosca, la Duma, il discorso del presidente Usa sulle testate nucleari ha destato preoccupazione, come se gli Stati Uniti cercassero una nuova supremazia. A un possibile nuovo accordo fra i due Paesi che possiedono insieme il 90% degli ordigni nucleari al mondo, il silenzio di Vladimir Putin e del Cremlino non dà risposte sul rapporto fra i due presidenti.
L'arricchimento dell'uranio da parte dell'Iran, la crisi siriana, la guerriglia in Ucraina sono sempre lì, ma Trump oltre i bisticci con i giornalisti, pensa al muro con il Messico e al blocco di cittadini musulmani e importazioni. La prossima emergenza internazionale sarà la prova del nove per il presidente, le cui reazioni e provvedimenti saranno raccontati dai giornalisti, sia onesti che diffusori di falsità.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia