(ASI) "Donald Trump aveva promesso di riconoscere 'Gerusalemme come capitale indivisa dello Stato di Israele'. Adesso ha nominato come ambasciatore degli Stati Uniti in Israele un grande sostenitore dell’espansione coloniale israeliana e dello spostamento dell’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme: David Friedman.
Il quale Friedman, giovedì 15 dicembre ha accolto la propria nomina dicendo che non vede l’ora di lavorare 'dall’ambasciata degli Stati Uniti nella capitale eterna di Israele, Gerusalemme'.
Ma se la notizia è stata accolta con entusiasmo dal governo di Israele e in particolare dal Ministro della Giustizia Ayelet Shaked, secondo il quale questo incarico rappresenta 'una dichiarazione d’intenti positiva', in molti hanno protestato, anche tra gli ebrei degli Stati Uniti. Si tratta di quella parte dell’opinione pubblica americana che sostiene la soluzione dei due Stati e che lo stesso Friedman ha definito 'peggio dei kapò', riferendosi agli ebrei che lavoravano come guardie degli altri ebrei nei campi di concentramento nazisti.
Molto delusa la leadership palestinese. Saeb Erekat, Segretario Generale del Comitato Esecutivo dell’OLP, il 16 dicembre ha ricordato che Gerusalemme rappresenta una delle questioni relative allo status finale che deve essere negoziato e per il quale i palestinesi chiedono Gerusalemme Est come capitale del loro Stato: 'Nessuno dovrebbe prendere una decisione tale da ostacolare o pregiudicare i negoziati, perché questo significherebbe la distruzione dell’intero processo di pace' ".
Fonte: newsletter n. 50 dell'Ambasciata della Palestina in Italia
Commento: Si ritiene che se la decisione di spostare da Tel Aviv a Gerusalemme l'Ambasciata USA in Israele dovesse concretizzarsi, questa scelta di politica estera degli USA metterebbe ulteriormente a rischio la pace in una regione, il Medio Oriente, già tormentata da continui conflitti. Quindi, come effetto immediato interromperebbe di fatto il processo di pace fra le due nazionalità e seppellirebbe quasi definitivamente il progetto due popoli e due Stati, cui hanno lavorato generazioni di statisti a cominciare proprio dai presidenti USA. Ancora una volta: a chi gioverebbe la destabilizzazione del Vicino Oriente?