(ASI) Bruxelles - Sono in tre presenti ad un solo tavolo, ma rappresentano milioni di cittadini. La posta in gioco è alta. In economia la fornitura di gas dall'Est Europa è determinante per molti Paesi che senza importazioni ne sarebbero privi, come per esempio l'Italia.
Un trilaterale di un anno e mezzo, vicino ad un accordo secondo fonti europee, ma ancora tutto da discutere nel formato ufficiale.
A Bruxelles si è appena concluso l'ennesimo confronto fra Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Europea per l'energia, e i rappresentanti di Ucraina e Russia, Ihor Nasalyk e Alexander Novak, in qualità di vertici delle aziende nazionali Naftogaz e Gazprom.
Mentre il fronte bellico dell'Europa orientale è in stallo strategico, l'economia deve recuperare il terreno perso, facendo proposte e firmando accordi.
Sefcovic è ottimista. «Grazie alla Commissione Ue abbiamo fatto molti passi avanti sulla vendita e l'acquisto di gas. Sono fiducioso che il dialogo continuerà e si potrà scendere a patti con tutti gli schieramenti per riprendere gli scambi commerciali, fino ai livelli precedenti al conflitto ucraino».
Il formato trilaterale sembra aver ripagato le speranze riposte dall'Unione europea, che resta molto attenta al campo del gas, soprattutto quello importato dall'est.
I negoziati appena conclusi sono durati a Bruxelles circa cinque ore e riflettono una crisi che ha origini molto lontane. Già nel 1993 l'Ucraina si rifiutò di pagare le forniture alla Russia, poi con la rivoluzione arancione l'avvicinamento del Paese all'Unione Europea ha destato non pochi problemi con la Gazprom russa.
Ai tagli di forniture di gas da parte di Vladimir Putin non ci ha rimesso solo Kiev, ma anche tanti Paesi europei che contavano sulle importazioni dall'est. L'Eni italiana ricorre alle importazioni russe per un totale del 20% circa e tutti i gasdotti passano per l'Ucraina.
Ma non desta incertezze solo il formato dell'accordo. Una nota della stessa compagnia energetica ucraina Naftogaz ha riferito che c'è ancora molto lavoro da fare prima di una firma definitiva. «Prima di giungere alla fine del negoziato dobbiamo essere certi che i rischi cruciali per l'Ucraina siano pari a zero».
Lo scorso luglio Mosca aveva minacciato un aumento del gas russo venduto all'ucraina dall'equivalente di 186 dollari per mille metri cubi a 210 dollari a partire da gennaio 2017. Entro un mese si potrà sapere se vincerà la linea dura del Cremlino o i passi in avanti di questi giorni auspicati dalla Commissione europea.