(ASI) Le elezioni americane e l’inaspettata vittoria di Donald Trump hanno acceso i riflettori di tutti i mass media, in particolare in Italia, esclusivamente su questo evento, trascurando le notizie del summit del clima che dal 7 di questo mese si è aperto a Marrakech.
Quasi nessun quotidiano o telegiornale ne ha parlato, se non distrattamente, come se la cosa avesse un valore insignificante. Poi ci si è messo anche un giornalista di fama come Paolo Mieli che in un suo articolo sul Corriere della Sera dell’altro giorno ha mosso dei dubi e critiche sul rischio catastrofe climatica globale predicato da tempo dall’IPCC e da gran parte degli scienziati di tutto il mondo. Oggi ci fa piacere sapere che Mieli sia diventato anche un climatologo, nonché uno scienziato da “premio Nobel” e quindi legittimato a ribaltare anni e anni di studi e ricerche dei veri scienziati del clima. E’ forse un nuovo tentativo di ridare voce ai negazionisti del clima o ai creazionisti che affermano che l’uomo sia comparso sulla Terra solo 5.000 anni fa? A questo punto a Mieli e ai nuovi negazionisti dei cambiamenti climatici chiediamo se non hanno mai analizzato seriamente quello che da oltre un ventennio sta capitando al clima della Terra. E se non hanno mai parlato, non tanto con gli scienziati, ma con gli agricoltori, i pescatori del Mediterraneo, gli alpinisti, i medici e i semplici abitanti delle grandi megalopoli. Non vorremmo che questi “nuovi scienziati” legittimassero i progetti di Trump che ha già detto che sull’accordo sul clima di Parigi ( diventato operativo dal 24 di ottobre ) non è molto....d’accordo.
Ci auguriamo che il silenzio mediatico sui lavori di Marrakech, a differenza di quelli dello scorso anno di Parigi che facevano aprire ogni giorno i telegiornali, non sia il preludio a “rivedere” i problemi ambientali globali in stile Trump.
Fonte: "AK Informa" dell'Accademia Kronos