(ASI) Madrid- Pedro Sànchez ha mantenuto determinazione e coerenza politica, ma non la leadership. La staffetta al vertice del partito socialista spagnolo vale il superamento dello stallo che durava da circa 300 giorni, precisamente dal 20 dicembre 2015.
La Spagna rischiava tre elezioni in meno di un anno, con perdite economiche e di credibilità notevoli, oltre l'impossibilità di votare la legge di bilancio.
Adesso è di nuovo il leader dei populares Mariano Rajoy a raccogliere l'incarico di formare il governo, ora realizzabile grazie all'astensione del Psoe. L'ultima parola spetta solo al parlamento per ottenere la fiducia, ma l'esito dell'investitura sembra scontato.
Re Felipe è apparso sollevato durante le consultazioni. Il cambio di atteggiamento da parte dei socialisti è il definitivo punto di svolta, dopo due elezioni e innumerevoli negoziati.
Così nessun ritorno alle urne a Natale, con il rischio dei socialisti di perdere altri voti, e astensione strategica per consentire l'insediamento di Rajoy, in fondo già capo dell'esecutivo ad interim in questa fase di stallo.
Sarà un governo di minoranza, con il pericolo di cadere da un momento all'altro e con un fortissimo potere di ricatto per il Psoe e Ciudadanos, ma almeno sarà un governo.
Il leader del Pp ha accettato l'incarico del re senza riserve, ma è cosciente delle difficoltà.
L'approccio di Rajoy è stato quanto mai bipartisan: «Un governo solido e durevole sarà possibile solo con una stretta collaborazione con tutti i partiti, cercando di venire incontro alle esigenze politiche più condivisibili della Spagna».
Senza timore il leader dei conservatori ha accettato la sfida di governo in un Paese fortemente diviso, dove Podemos mantiene la linea dura, accusando i socialisti di tradimento, e dove lo stesso Psoe è ormai spaccato in due grandi correnti.
Di fronte a tali incertezze il Partido Popular rimane saldamente unito intorno a Rajoy. Il nuovo esecutivo, come ha lasciato intendere Rajoy nel discorso di investitura a capo di governo, «si preoccuperà dei macrotemi necessari al mantenimento della stabilità politica.»
L'obiettivo di garantire un dialogo ampio non è però solo un buon auspicio, ma una mera necessità, lasciando per forza di cose più ombre che luci sul futuro politico della Spagna.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia