(ASI) Stati Uniti - A un mese dalle elezioni presidenziali americane l’alone di incertezza che circonda Donald Trump e Hillary Clinton porta candidati e sondaggisti a intercettare le intenzioni di voto delle fasce di popolazione che potrebbero essere decisive alle urne, soprattutto quelle giovanili.
Ecco quindi che i cosiddetti Millennials, gliadolescenti degli anni duemila, sono oggi ricercatissimi, avendo l’opportunità di spostare l’ago della bilancia in modo determinante, magari inatteso.
Ma tra i diversi elementi prevale subito quello dell’astensionismo e dell’indecisione, rendendo particolarmente appetibile questa fascia dell’elettorato, non solo per repubblicani e democratici, ma anche per gli outsider Gary Johnson e Jill Stein.
Se quindi da una parte c’è una disaffezione dei giovani dai 18 ai 35 anni verso la politica, che secondo molti di loro “dovrebbe essere completamente riformata”, dall’altra un Trump povero di contenuti antitetici originali e una Hillary Clinton identificata con l’anziano establishment statunitense sono alla ricerca disperata di una strategia che possa attirare i Millennials alle urne.
Eppure, agli occhi di molti giovani sembrano Bernie Sanders e Gary Johnson i nuovi miti giovanili, soprattutto il primo, che con alcune dichiarazioni si era rivelato più femminista di quanto lo fosse la stessa Hillary agli occhi delle giovanissime.
Da parte sua Donald Trump affida ai figli il reclutamento dei giovani, ma basterà l’hashtag #MillennialsforTrump a far cambiare loro idea?
Se dal 2001 il trend sul rapporto tra i giovani e la politica era stato positivo, toccando l’apice con la prima elezione di Barack Obama, ora la possibile presidenza di uno dei candidati più anziani della storia, che sia Clinton o Trump, sembra segnare una nuova frattura.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia