Susana Dìaz attacca. "Ha fatto solo il suo interesse"
(ASI) Madrid - Una battaglia che in 127 anni di storia del Partito Socialista Operiaio Spagnolo (PSOE) sulla scacchiera non si era mai verificata, ma ora a perdere la partita per scacco matto potrebbe essere il re bianco Pedro Sànchez, detto "El Guapo", surclassato dall'offensiva delle pedine nere capitanate da Susana Dìaz, sua avversaria interna al partito.
In un immemore stallo politico spagnolo, i socialisti infatti sembrano piombare nel caos. Circa metà dell'esecutivo, 17 membri su 33, lasciano la carica e si dimettono simultaneamente contro i piani del segretario in segno di rivolta contro la sua intransigenza.
Da una parte vecchi santoni quali Felipe Gonzàles e José Luis Rodrìguez Zapatero, che da mesi criticavano Sànchez per le sue scelte politiche. Dall'altra l'arrembante carica della baronessa andalusa, pronta al salto verso Madrid.
Sebbene le sue intenzioni siano chiare, la presidente della Giunta dell'Andalusia, la sivigliana Dìaz, prova a gettare acqua sul fuoco lasciando ai "compañeros la facoltà di metterla in testa o in coda al partito".
Un altro scricchiolio nella leadership di Sànchez, magari a livello maggiormente analitico, è stata certamente la sconfitta elettorale in Galizia e nei Paesi Baschi, come se anche a livello regionale le scelte del segretario vengano ora punite dagli elettori. Un'emorragia di voti che quindi il partito non può più permettersi, in un possibile rischio che tale trend si ripeta nelle potenziali terze elezioni di Natale.
Così, in una tendenza al ribasso, ciò che appare chiaro a tutti nel partito socialista è intervenire quanto prima nel sanare le ferite e prendere una decisione chiara, probabilmente concedendo perfino quella sempre allontanata astensione che permetterebbe al leader del Partido Popular Mariano Rajoy di governare il Paese con una minoranza parlamentare.
Di fronte a tutto questo è prontamente intervenuto il vertice di Podemos Pablo Iglesias tentando per l'ultima volta Sànchez con un'alleanza di governo, "prima che ti facciano definitivamente cadere".
Quindi, se tutti si aspettavano le primarie il 23 ottobre, prima della scadenza del 31 per formare un nuovo esecutivo, adesso sarà invece l'incontro di domani a decidere. Alle ore 9.00 quello che più probabilmente si rivelerà uno scontro tra Pedro il Bello e Susana Diàz, l'ambigua.
Già, perché ancora non è chiaro, una volta leader del PSOE, cosa vorrà fare la Sivigliana, se lasciarsi tentare da Podemos o regalare qualche concessione al PP di Rajoy.
Sànchez rimane comunque convinto che sia fondamentale creare un governo alternativo a Rajoy. Dìaz lo accusa di farlo per "meri interessi personali", o come lo definiva El Paìs qualche giorno fa, "Sànchez si conferma un insensato senza scrupoli".
La cosa sicura è che, per ora, la Dìaz è fresca vincitrice delle elezioni in Andalusia, mentre il segretario ha perso in meno di un anno 25 deputati (da 110 a 85).
Una morsa di veleni e vendette spinge quindi almeno la metà dell'esecutivo di partito, più l'opinione contraria di diverse figure di spicco. Sànchez ha scelto lo scontro finale, ma i socialisti sembrano aver già optato per un cambiamento radicale.
Si conferma così il fatto che, di tutta questa storia dello stallo politico spagnolo, l'unico imputato, colpevole o capro espiatorio che sia, sembra essere stato veramente identificato in Pedro Sànchez, il re bello che sembra ormai aver perso la sua corona.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia