(ASI) Roma - “Dal 1948, Israele persiste nel suo disprezzo della legalità internazionale, violando la Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che chiedeva di stabilire due Stati sulla terra storica della Palestina, secondo uno specifico piano di partizione” .

"il Presidente dello Stato di Palestina, Abu Mazen, si è rivolto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) con un discorso che, a sua detta, avrebbe sperato di non dover pronunciare. Invece, così come continua l’oppressione del popolo palestinese, devono continuare gli appelli alla comunità internazionale perché se ne faccia carico. Per questo, Abu Mazen ha posto alle Nazioni Unite una domanda molto semplice: “Noi (palestinesi) abbiamo accettato il primato e il giudizio del diritto internazionale (...), e abbiamo fatto un immenso sacrificio storico quando l’OLP (...) ha accettato di stabilire lo Stato di Palestina sui confini del 4 giugno 1967 con capitale Gerusalemme Est. Cos’altro ci si può chiedere?”.

A questo punto, ha ricordato il Presidente Abu Mazen, è Israele a dover contraccambiare l’impegno, risolvendo tutte le questioni relative allo status finale: “(Israele) deve cessare le attività di insediamento coloniale e le aggressioni alle nostre città, villaggi e campi profughi. Deve interrompere la sua politica di punizioni collettive e la demolizione delle case palestinesi. Deve porre termine alle esecuzioni sommarie e all’arresto della nostra gente, liberando le migliaia di nostri prigionieri detenuti. Deve anche smetterla con le aggressioni e le provocazioni alla Sacra Moschea di Al-Aqsa. Perché tutte queste politiche e tutte queste pratiche impediscono un clima in cui si possa realizzare la pace nella nostra regione. Chi cerca la pace come potrebbe fare tutto questo?”.

D’altra parte, ha dichiarato il Presidente, “noi non accetteremo mai la situazione attuale, non accetteremo mai l’umiliazione della dignità del nostro popolo, e non accetteremo mai soluzioni transitorie”.

In particolare, il Presidente ha dovuto ribadire che i piani espansionistici che Israele persegue attraverso gli insediamenti distruggeranno qualsiasi speranza ancora rimasta in merito alla soluzione dei due Stati sui confini del 1967: “Gli insediamenti sono illegali sotto ogni punto di vista e in qualsiasi loro manifestazione”. Ecco perché la Palestina continuerà a fare pressione e a consultarsi con i Paesi arabi e con tutti gli altri Paesi per una risoluzione del Consiglio di Sicurezza sugli insediamenti e il terrorismo dei coloni: “Speriamo che nessuno ponga il veto”.

Il Presidente è anche tornato sul tema della Conferenza internazionale: “Resta la nostra speranza che tale Conferenza porti a stabilire un meccanismo e una cornice temporale definita per la fine dell’occupazione”.

Questo invece il messaggio per il Premier Netanyahu: “Il riconoscimento da parte nostra dello Stato di Israele, avvenuto nel 1993, resta ancora valido ma non è gratuito. Israele deve contraccambiare con il riconoscimento dello Stato di Palestina e la fine dell’occupazione, così che lo Stato di Palestina possa coesistere accanto allo Stato di Israele, in pace e in sicurezza da buoni vicini ciascuno con i propri confini sicuri e riconosciuti”. Infatti, ha aggiunto Abu Mazen, “Non c’è nessun conflitto tra noi e la religione ebraica o i suoi fedeli. Il nostro conflitto è con l’occupazione della nostra terra da parte di Israele. Rispettiamo la religione ebraica e condanniamo la catastrofe che si è abbattuta sugli ebrei in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, considerandola uno dei crimini più odiosi che siano mai stati perpetrati contro l’umanità”.

In conclusione, ha detto il Presidente Abu Mazen, “Adesso, in questa sessione dell’UNGA, vi chiedo di proclamare il 2017 anno internazionale per la fine dell’occupazione della nostra terra e del nostro popolo, mentre si avvicina, a giugno del 2017, il 50esimo anniversario di questa orribile occupazione israeliana”. Da parte sua, per realizzare questa storica riconciliazione, Israele dovrebbe riconoscere le proprie responsabilità in merito alla Nakba (Catastrofe del 1948) inflitta al nostro popolo fino ad oggi: “Questo aprirà una nuova era di coesistenza e servirà a costruire ponti anziché muri”.  E' quanto riportato dalla nota dell'Ambasciata di Palestina in Italia.

Vedi: http://www.haaretz.com/israel-news/full-transcript-of-abbas-speech-at-un-general-assembly-1.386385

 

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