(ASI) In un'intervista rilasciata ieri a Xinhua, l'esperto statunitense Robert Kuhn ha sostenuto che l'iniziativa cinese Belt and Road, pensata da Pechino per la ricostruzione delle direttrici terrestri e marittime della Via della Seta, rappresenta un contributo determinante al raggiungimento dell'equità economica e della stabilità globale a lungo termine.

Secondo l'analista, il piano cinese sarebbe destinato a generare vantaggi di impatto globale perché interverrà direttamente nelle regioni maggiormente instabili del mondo. E' pur vero che, al di là di alcune eccezioni di rilievo, la posizione di apertura di Kuhn resta per ora abbastanza isolata nel panorama nordamericano, non solo e non tanto per il clima di tensione sorto tra Washington e Pechino durante l'amministrazione Obama, in particolare per la diversità di vedute nella gestione della complessità nel Mar Cinese Meridionale, quanto piuttosto per il generale impatto geopolitico del progetto Belt and Road che, com'è evidente, andrebbe a rafforzare le relazioni tra i Paesi dell'Asia, dell'Europa e dell'Africa, escludendo di fatto il continente americano. Tuttavia, secondo Khun, l'idea di una nuova Via della Seta andrebbe incontro al «disperato bisogno di infrastrutture» e al «miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi coinvolti».

Tra i progetti che lo studioso statunitense ha ritenuto più importanti nel corso degli ultimi tre anni, c'è senza dubbio l'istituzione della Banca Asiatica per gli Investimenti Infrastrutturali (AIIB), sostenendo che essa «raggiungerà le migliori prestazioni mondiali» e «i più alti standard di analisi, conformità alle norme e anti-corruzione, ovvero tutto quanto è necessario in base ai criteri di livello internazionale». A questo proposito, fra il 10 ed il 14 settembre scorsi, Pechino ha ospitato la 39a assemblea generale dell'Organizzazione Internazionale per la Normazione (ISO), la struttura non-governativa che dal 1947, in concerto con l'ONU, contribuisce alla definizione di normative tecniche su vari settori e ambiti.

L'appuntamento, al di là del merito e dei contenuti affrontati, ha avuto un significato simbolico molto importante. E' infatti giunto in una fase di profondi cambiamenti nel Paese asiatico, appena entrato nel periodo del 13° Piano Quinquennale di Sviluppo Socio-Economico. Stando ai propositi, infatti, la Cina arriverà al 2020 adattando, laddove ancora richiesto, il proprio impianto legislativo agli standard internazionali in materie cardinali quali la sanità, la protezione ambientale, la difesa della proprietà intellettuale, il miglioramento degli ambienti di lavoro, la facilitazione degli strumenti commerciali e di investimento, la semplificazione amministrativa e la fornitura di servizi.

Per l'occasione, il presidente Xi Jinping ha salutato i lavori dell'assemblea con una lettera di benvenuto ai circa 700 ospiti internazionali intervenuti, letta in sala da Zhi Shuping, direttore dell'Amministrazione Generale Cinese per la Supervisione della Qualità, l'Ispezione e la Quarantena. Xi ha annunciato la volontà da parte cinese di cooperare con gli altri 162 Paesi membri dell'organizzazione per migliorare le norme internazionali. Secondo Xi, «la Cina adotterà in modo proattivo una strategia di normazione finalizzata a rendere gli standard capaci di guidare uno sviluppo innovativo, coordinato, verde, aperto e condiviso». Il leader cinese ha inoltre affermato che «nel contesto di sviluppo della globalizzazione, la normazione gioca un ruolo sempre più importante per quanto riguarda la facilitazione dei commerci, l'incremento dello sviluppo industriale e dell'innovazione tecnologica ed il miglioramento della governance sociale».

Richiamando i cinque pilastri del nuovo piano quinquennale, cioè l'innovazione, la coordinazione, il verde, l'apertura e la condivisione, Xi ha dimostrato che la Cina non resterà in disparte o in posizione passiva, recependo meramente norme provenienti dall'esterno. Al contrario, Pechino punta a diventare un attore di primo piano nel processo di innovazione e sviluppo, così come nella fase della ripresa economica mondiale, apportando un proprio forte contributo al dibattito sulla regolazione dei sistemi-Paese.

Già al vertice del G20 di Hangzhou di inizio settembre erano emersi nuovi cardini concettuali, fissati nel resoconto finale, dove il parere cinese si era ritagliato un ruolo di primissimo piano, tanto da poter parlare di un vero e proprio Hangzhou Consensus, capace di spaziare dalla governance globale alla regolazione finanziaria, dalla rimozione delle barriere e degli ostacoli al commercio e agli investimenti sino alla riduzione della povertà nelle aree povere del pianeta. Con l'assemblea generale dell'ISO, tali intenti e propositi sembrano essersi tradotti in veri e propri contributi normativi che, come ribadito da Xi, «formano le basi tecnologiche del sistema della governance globale e della cooperazione economica e commerciale internazionale».

Diventa dunque chiaro il motto lean, clean and green lanciato dal presidente dell'AIIB Jin Liqun per descrivere le attività dell'istituto di credito, allo scopo di coordinare e facilitare gli investimenti nei Paesi del continente asiatico. Sebbene abbiano più volte ribadito la complementarietà rispetto alla nippo-americana ADB e all'IBRD del Gruppo della Banca Mondiale, è noto che i dirigenti cinesi vogliano ristrutturare l'architettura finanziaria internazionale cercando di favorire gli investimenti in regioni-chiave come il Sud-est asiatico, l'Asia Centrale ed il Medio Oriente, prossime a svolgere un ruolo determinante nel quadro del piano Belt and Road.

Durante l'assemblea dell'ISO a Pechino, il primo ministro cinese Li Keqiang ha fatto eco a Xi Jinping e ha ribadito che gli standard internazionali sono fondamentali per garantire qualità, efficienza e sviluppo stabile, dal momento che riflettono la competitività degli affari e la forza di una nazione, sottolineando come la Cina stia focalizzando la propria attenzione sulla riforma interna, al fine di aggiornare il suo sistema-Paese rispetto agli standard internazionali: «Sono qui - ha detto il premier cinese - per evidenziare l'impegno del governo cinese verso la normazione».

Dal momento che, sebbene ampia e diversificata, la riforma cinese è sostanzialmente una riforma dei consumi, assisteremo da un lato ad una crescita verso l'alto della qualità dell'offerta di beni e servizi, e dall'altro ad una domanda in cerca di sempre maggior qualità. Secondo Li Keqiang, questo processo di trasformazione costringerà la Cina ad adottare standard adeguati. Per il premier, «l'ISO rappresenta una sorta di 'ONU della tecnologia'» e «solo la cooperazione può condurre al mutuo vantaggio». Li si è così appellato ad una vera e propria «sinfonia di normative» che avvicini i Paesi in via di sviluppo a quelli avanzati in un generale processo di standardizzazione tecnica: «La semplificazione, l'uniformità e la trasparenza sono gli obiettivi della normazione ma anche quelli di un buon governo». Evidenziando la volontà della Cina di ridurre il peso del ruolo governativo nel processo di allocazione delle risorse e, più in generale, nella definizione di norme e criteri strutturali, Li Keqiang ha di fatto annunciato che Pechino è pronta a sviluppare la sua economia socialista di mercato, conducendola verso nuovi parametri, in un moto trasformativo del tutto inedito nella storia moderna.

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