Riflessioni post Brexit

(ASI) Londra – Dopo aver assistito al voto, popolare e quindi democratico degli inglesi, chiamati ad esprimersi sull’uscita o sulla permanenza nell’Unione Europea, possiamo porre l’attenzione su una serie di riflessioni importanti.
La prima è proprio l’esito del voto: uscita. La percentuale che ha chiesto questa soluzione non ha stravinto, potrà essere confinata più nelle campagne che nelle metropoli apolidi, ma vuole togliersi da questa Unione che ha determinato ben pochi benefici.

Gli eurocrati, ultras di un qualcosa che assomiglia più ad una dittatura, hanno cominciato la loro campagna per maledire gli inglesi, accusandoli di: fascismo, razzismo, poco sguardo al futuro e alle prossime generazioni, egoismo. Invece di interrogarsi sui motivi, ovvero sul perché esista una fetta della popolazione inglese (cospicua e maggiore) che odia la UE al punto da uscirne, sono stati evocati fantasmi assurdi. Roberto Saviano ha visto Hitler e Mussolini da un balcone; Severgnini, Mario Monti e Giorgio Napolitano (questi ultimi due, eurocrati) e aggiungiamo Nathania Zevi hanno tenuto tutti lo stesso rigore: sbagliato consultare il popolo per queste questioni. Basti leggere le loro dichiarazioni: questi signori/e, non sono democratici, fanno finta di esserlo, rispondono ad interessi sovranazionali e ovviamente criticano una decisione indipendente e sovrana.

E’ stato detto che gli anziani hanno scelto di uscire, i giovani di rimanere. In 5 – 6 giorni di fitte ricerche, anche questo mito è stato smontato. Non è stata una scelta egoistica degli “anziani”, o della “nonna cattiva”, come ha affermato il giornale on line “vice”. Se i pub inglesi hanno scelto e votato per la loro identità, poco ha a che vedere con la nonna cattiva e tacciata di ignoranza. Forse, chi si è appellato all’ignoranza e al divieto di votare per certe fasce, vive in una profonda deficienza della realtà.

Ma allora, cosa brucia davvero a coloro che prevedono scenari catastrofici, crolli di borse e azioni teatrali? Chi sono queste categorie che proprio non riescono ad accettare la sconfitta? Prima di tutto gli eurocrati. Nessuno, per volontà popolare ha eletto loro. Si sentono detronizzati, vedono il loro sogno in fumo. Può esistere tranquillamente un effetto a catena, dettato sia dal populismo, sia dalla disperazione nel vedere le generazioni di europei rovistare nei bidoni della spazzatura. Gli apolidi, combatteranno la loro guerra contro i sovranisti, che vogliono riprendersi confini, città e banche dalla speculazione sporca e corrotta. I secondi sono i nostri giovani “globalisti”. Quelli della generazione Erasmus, delle bandiere arcobaleno e dei gessetti colorati. Non potrà più essere Londra la meta ideale di quel “mondo fatato” descritto dai vari Severgnini, Franceschini (Corriere della Sera e Repubblica). Una realtà dove fare il lavapiatti laureato a Londra conta di più di vivere in Italia, perché è più global, più trendy, non è (leggere Londra – Italia, di Enrico Franceschini) una squallida periferia come può esserlo Mestre. Il sogno infranto dovrà quindi ripiegarsi su Berlino o Barcellona, perché Londra, pur apolide e meticcia, ha scelto altro.

Ed infine, la bufala della petizione on – line per un nuovo referendum. Purtroppo, non esiste, è falsa. Così come è falso il moralismo di chi non vuole accettare ciò che in democrazia è stato scelto. Il popolo, consultato così si è espresso. Ora, che imploda il Regno Unito, o che vi sia solamente un’uscita dalla UE, la popolazione ha così decretato: amiamo l’Europa, Signori. Odiamo, l’Unione Europea. Forse, se la correggerete, ci si potrà ripensare, altrimenti, un po’ alla volta, vi scioglierete tutti.

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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