(ASI) Continua in Argentina la nefasta cura liberista del presidente Mauricio Macrì. Il successore della presidente Cristina Fernandez infatti vuole ridurre di circa 2 mila unità i dipendenti della compagnia petrolifera Ypf, qualcuno sostiene che i lavoratori a rischio licenziamento sarebbero 2500; il tutto ovviamente per ridurre i costi.
Il piano del capo dello Stato prevede pensionamenti, pochi, e licenziamenti, molti. Le autorità giustificano la volontà di ridurre il personale trincerandosi dietro il calo del prezzo del petrolio che ha ridotti i margini di guadagno della compagnia anche se questa è una situazione comune a molti paesi eppure non tutti hanno annunciato licenziamenti in massa. La riduzione dell’organico riguarderà tutti i settori della compagnia dai quadri dirigenziali agli operai. La volontà del governo è stata annunciata nei giorni scorsi dal Segretario generale Gas y Petroleo de Río Negro y Neuquén, che ha perfino minacciato la sospensione del funzionamento degli impianti in Patagonia. Anche altre compagnie potrebbero tagliare di circa mille unità la loro forza lavoro. Macrì è diventato presidente dell’Argentina lo scorso 10 dicembre avviando una serie di misure lacrime e sangue per cancellare i progressi economici e sociali realizzati sotto la Fernandez. Le misure sono ovviamente tutte ultraliberiste che vanno dall’aumento della benzina, del gas, dell’acqua, dell’elettricità a licenziamenti in massa di dipendenti pubblici e privati. Oltre a ciò il politico filo Usa ha concordato un nuovo prestito di 12 miliardi di dollari che rischia di riportare il paese indio-latino nel baratro del fallimento già conosciuto 15 anni fa circa. Ovvero prima che i coniugi Kirchner salvassero il paese abbandonando l’ultraliberismo atlantico.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia