(ASI) Brasilia - Il Brasile piomba nuovamente nel caos dopo la sentenza della Suprema Corte.
Dilma Rousseff dovrà essere sottoposta a un processo di impeachment per illeciti fiscali.
Notizia prevedibile, reazioni poco sorprendenti, timori non disattesi. Un Paese sul lastrico di una crisi economica sempre più grave e in attesa di ospitare, in pessime condizioni, i Giochi Olimpici della prossima estate , deve ora subire il probabile impeachment del suo presidente.
Tuttavia Dilma Rousseff appare tutt'altro che rassegnata, mentre molti dei suoi supporter sfilano nelle piazze tanto convinti quanto i più fieri oppositori delle forze politiche avverse. Il presidente è così già agguerrito e pronto a cercare appoggi internazionali al fine di evitare la condanna.
Il leader del governo lo affermava durante una conferenza stampa tenutasi al Planalto Palace di Brasilia proprio mentre il suo ministro dell'energia Eduardo Braga rassegnava le dimissioni tornando a far parte del senato. Braga, che faceva comunque parte del partito di opposizione è solo un altro tassello a sfavore di Dilma Rousseff, ormai sempre più isolata dopo che gli stessi partiti che costituivano la maggioranza avevano la scorsa settimana ritirato la fiducia al governo di larghe intese.
Eppure, come già detto, Rousseff non sembra arrendersi e cercando di apparire una leader inossidabile condanna come un cane bastonato i suoi aguzzini da ogni parte.
"E' evidente il tentativo di portare a compimento un colpo di Stato - ha detto senza mezzi termini a chiunque l'abbia intervistata - Ora non mi resta che difendermi con i mezzi che ho a disposizione. In più chiederò aiuto all'esterno, affinché le conquiste di questo Paese in termini democratici non siano vanificate da un processo basato sull'ingiustizia di una frode politica. Mi affiderò al sostegno dell'ONU".
Se così assume toni grotteschi l'ennesima battaglia politica che sta combattendo un fragile governo determinato a difendere l'indifendibile, più preoccupante è l'opinione frammentata delle piazze brasiliane, chi completamente a favore, chi ostinatamente contro.
Una guerra squisitamente politica che dalle dichiarazioni potrebbe passare nuovamente ai fatti destabilizzando un già fragile equilibrio sociale.
In gioco ci sono i tanti malesseri del Brasile, non solo economici, ma anche sociali, viste le differenze che ancora caratterizza i diversi substrati cittadini, dai ricchissimi delle metropoli ai poverissimi delle favelas.
Così, mentre le piazze sono in fermento e gran parte della politica brasiliana non condivide affatto i giudizi estremi del proprio presidente, Dilma Rousseff sta intrecciando pericolose tele con diversi esponenti politici statunitensi come il senatore repubblicano Bob Corker, attuale presidente del comitato delle relazioni estere degli USA.
Che quindi la salvaguardia della propria sopravvivenza politica sia l'ennesimo passo indietro di uno Stato che, proprio con il suo predecessore, altrettanto biasimato e ormai poco stimato Lula da Silva, aveva illuso con la sua miracolosa crescita degli ultimi due decenni gran parte degli osservatori di tutto il mondo?
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia
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