(ASI) Non sembra poter conoscere pace la Terra Santa. Anche oggi è infatti proseguita l'escalation di violenze iniziate nei giorni scorsi in seguito alla proclamazione di una nuova "intifada" da parte palestinese.
Sebbene la stessa leadership palestinese si trovi spaccata tra favorevoli e contrari alla nuova sollevazione contro Israele, la situazione è rapidamente degenerata.
Nei giorni scorsi molte sono state le azioni condotte da palestinesi che hanno attaccato civili inermi lungo le strade di Gerusalemme per poi cadere sotto il fuoco delle forze di sicurezza o dell'esercito israeliani. L'ondata di violenza era culminata con la spedizione di un folto gruppo di palestinesi che avevano incendiato la Tomba di Giuseppe a Nablus, in Cisgiordania, e con la posa in opera di un muro da parte delle forze di sicurezza israeliane a separazione dei quartieri ebraici e palestinesi lungo via Meir Nakar. Tale misura si era resa necessaria in seguito alle numerose e ripetute aggressioni palestinesi con lanci di sassi e bottiglie incendiarie ai danni di civili israeliani e delle loro proprietà. Questo provvedimento aveva immediatamente suscitato lo sdegno della comunità internazionale che tradizionalmente indica queste come misure retrograde e segregazioniste. In realtà il portavoce del ministero degli esteri israeliano, Manuel Nahshon, ha precisato che "trattasi di una misura temporanea, tra l'altro una delle tante applicate in seguito allo scoppio delle violenze". In effetti il muro consiste in una serie di lastroni di a "L" costituiti di cemento e pietra appoggiati sull'asfalto della via e recanti la dicitura "Blocco immediato temporaneo della polizia".
Eppure, proprio questa temporanea misura di sicurezza rischia di spaccare l'esecutivo e l'opinione pubblica israeliani. All'esecutivo Netanyahu viene in particolare contestato che una simile misura sarebbe la dimostrazione di un atteggiamento da "assediati", e che anziché chiudersi a difesa, Israele dovrebbe passare all'offensiva contro i terroristi palestinesi. Netanyahu ha precisato che "Israele ha preso una serie di misure di sicurezza a garanzia dei propri cittadini e di quanti si trovano sul territorio nazionale". Il premier israeliano ha poi stroncato le critiche mossegli dalle opposizioni e dalla parte più "interventista" del suo esecutivo dichiarando – " La fortificazione difensiva temporanea non ha valore politico. Le nostre intenzioni sono di attaccare il principale istigatore delle violenze, ovvero il Movimento Islamico Palestinese. Oggi stesso ne colpiremo le basi logistiche e le risorse finanziarie".
In effetti lo stato di allerta delle forze di sicurezza e di quelle militari è al massimo. Ciò nonostante non è bastato per impedire gli ultimi cinque attacchi condotti da elementi "solitari" palestinesi. A colpire in tutti e cinque i casi sono stati giovani ragazzi palestinesi tutti minorenni. In quattro casi sono stati abbattuti dal fuoco della polizia, mentre due sono rimasti gravemente feriti, mentre da parte israeliana si riportano tre feriti tra le forze di sicurezza. In seguito a questi eventi, da più parti Israele è stata accusata di aver condotto le operazioni con eccessivo uso della forza tanto che in almeno due casi si sarebbe ipotizzata, senza però alcuna prova concreta la riguardo, l'uccisione a sangue freddo degli attentatori.
Ma nonostante le violenze e il clima di guerra che si respira in Terra Santa, la scorsa notte è avvenuta una straordinaria cooperazione tra forze di sicurezza palestinesi ed israeliane che potrebbe far ben sperare per il rientro dell'attuale stato di crisi. Nella notte un gruppo di circa trenta studenti israeliani ultra ortodossi era entrato nella Tomba di Giuseppe a Nablus contravvenendo all'ordine dato dall'esercito israeliano il quale ne aveva vietato l'accesso in seguito al recente incendio dei manifestanti palestinesi. Gli studenti pare abbiano subito violenze da parte di una folla che era accorsa numerosa alla notizia del loro arrivo. Sarebbe sicuramente finita molto male per i 30 ragazzi israeliani senza uno straordinario pronto intervento coordinato tra le forze di sicurezza israeliane e quelle palestinesi. Nonostante i racconti dei ragazzi circa le violenze subite, l'esercito israeliano ha già convalidato l'arresto di 5 di loro per aver violato l'ordine militare di interdizione e la regolamentazione dell'ingresso nei territori palestinesi, mentre sarebbero al vaglio le posizioni degli altri componenti il gruppo per gli stessi reati.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia