(ASI)  Si rimane attoniti di fronte a quanto sta accadendo in Europa sul caso "Grecia". Non meglio di adesso, in tempi di assoluta crisi economica nella UE, si stanno manifestando le posizioni individualistiche , egoistiche di ciascun stato membro.

Si parte dal fenomeno "immigrazione incontrollata" riversata sulle coste italiane ormai traboccanti di profughi ed altri,alla comminatoria di sanzioni alla Russia di Putin,( con grande perdite di denaro da parte imprese...) e per ultimo l'atteggiamento da parte dei nostri partners europei sulla "Grexit".

I padri fondatori dell'Europa si stanno rivoltando nelle loro tombe!
Lo spirito europeo di solidarietà ,di fratellanza,di aiuto reciproco, di libera circolazione dei servizi e delle persone, dei capitali ecc.delle chanches economiche per le imprese e per i singoli si stanno rivelando delle "catene" da cui è difficile liberarsene.
Se pur il semplice cittadino si puo' facilmente far fuorviare da estemporanei populismi e slogans pro o contro euro, un dato di fatto con il referendum in Grecia lo dobbiano ammettere!
Una crisi di identità dell'Europa!

Il piu' grande errore che è stato commesso è quello di aver adottato una moneta unica ancor prima della reale , funzionale, sinergica "unione politica" fra i vari stati membri.( su cio' dobbiamo ringraziare Prodi e Ciampi ispettivamente ciacuno per gli errori macrospici commmessi!!!)

Il sogno europeo di unione dei popoli non si è realizzato ed oggi, ho delle riserve che possa verificarsi a pieno .

Il problema di fondo che certamente era stato sottovalutato è l'acceso "nazionalismo", il background diversificato tra i vari soggetti europei, le rispettive storie, politiche e sociali,i modi di pensare diversi, culture disimogenee che difficilmente possono trovare punto di equilibrio tra di loro nell'interesse supremo della "unione dei popoli".

Gli europeisti a nostro avviso si sono fatti trascinare dal sogno, bellissimo non c'è da dire, di un continente, unito politicamente, socialmente, economicamente sulla falsariga degli States.
I presupposti pero' erano ben diversi!

Il continente "americano"aveva in sostanza una base nazionale abbastanza comune.
I viaggi di Cristoforo Colombo tra il 1492 e il 1502 posero l'America in contatto permanente con le potenze europee (e successivamente, anche extraeuropee) del Vecchio Mondo, il che portò al cosiddetto "scambio colombiano".
L'emigrazione di massa dall'Europa, tra cui un gran numero di servi a contratto, e l'immigrazione forzata di schiavi africani in gran parte sostituirono i popoli indigeni.Con la guerra d'indipendenza americana, denominata anche Rivoluzione fu il conflitto che, tra il 1775 e il 1783, oppose le tredici colonie nordamericane, diventate successivamente gli Stati Uniti d'America, alla loro madrepatria, il Regno di Gran Bretagna.

A partire dal 1778 la guerra, iniziata come ribellione indipendentistica locale, si trasformò in un conflitto globale tra le grandi potenze europee per il predominio sui mari e nei territori coloniali. La Francia entrò in guerra a fianco degli americani e, in alleanza anche con la Spagna e le Province Unite, cercò di sfidare il predominio britannico e di ottenere la rivincita dopo la sconfitta nella guerra dei sette anni.
La Gran Bretagna invece poté rafforzare il suo corpo di spedizione in America reclutando numerosi contingenti di truppe mercenarie tedesche, i cosiddetti Assiani, forniti, dietro compenso in denaro, dall'Assia-Kassel, dall'Elettorato di Hannover e da altri piccoli stati tedeschi.

Dopo alterne vicende, la sconfitta britannica a Yorktown contro le forze franco-americane guidate dal generale George Washington e dal generale Jean-Baptiste de Rochambeau, segnò una svolta decisiva della guerra. Il trattato di Parigi, firmato nel 1783, pose ufficialmente fine al conflitto, già concluso di fatto tra il 1781 e il 1782.

Con la pace, gli Stati Uniti furono riconosciuti dal Regno Unito e la Francia tuttavia, nonostante alcuni successi, non riuscì a strappare alla Gran Bretagna il dominio dei mari e la corona britannica mantenne il possesso delle Antille, del Canada e di buona parte dell'India.
A partire quindi, dalla Rivoluzione americana nel 1776 e dalla Rivoluzione haitiana nel 1791, le potenze europee iniziarono la decolonizzazione dell'America. Attualmente, quasi tutta la popolazione dell'America risiede in paesi indipendenti; tuttavia, l'eredità della colonizzazione e della dominazione da parte degli europei è che l'America ha molti tratti culturali comuni con questi, in particolare la predominante adesione al cristianesimo e l'uso delle lingue indoeuropee (principalmente spagnolo, inglese, portoghese e francese).
In Europa, nel "Vecchio mondo" la storia era ben diversa!
Solamente con l'antico Impero Romano d'occidente, ( caduto nel 476 d.c) , quello d'oriente, caduto nel 1453, il nascente Sacro Romano Impero nato con Carlo Magno nell'800 che dal 1512 tramite decreto cambia nome in Sacro Romano Impero della Nazione Germanica (in latino Imperium Romanum Sacrum Nationis Germanicae)che si dissolse formalmente nel 1806 e che sostanzialmente vi era stata una certa "unita" dei popoli se pur in maniera accentrata, con i suoi aspetti positivi che negativi!
Diciamolo pure, "unitàcoatta" costretta dal Potere Unico accentratore che dir si voglia!

Quindi una unità di potere concreto, una unita di nazioni , di popoli e ciascuno con le proprie prerogative storiche, etniche, culturali e religiose mai derogate!

Quello che l'Europa Politica ha sbagliato è l'aver manifestato l'unità europea non come "possibilità di sviluppo" ma solo come "vincolo" come "limitazione di liberta economica"privilegiando non solo scelte irrazionali, ma apponendo altresì,restrizioni irrazionali che invece di rendere competitivi gli stati membri, di fatto ha penalizzato le realtà nazionali, locali, incidendo negativamente sulla qualità della vita dei popoli e delle imprese!
Sarebbe troppo lungo ricordare le leggi default sulle "quote latte " per i produttori italiani, e per ultimo, di questi giorni, surrogati di formaggi con latte in polvere, a discapito della storica, professionale, genuina industria italiana!

Che dire quindi in risposta all'interrogativo del titolo!

Sono un europeista sia per vocazione familiare, professionale ma temo che
Ci possano essere i presupposti per un debacle del progetto europeo!
La crescente disaffezione del piccolo cittadino, il grande potere della finanza internazionale,( alcuni osano adoperare il termine , "cupola finanziaria" ) l'aver ridotto l'Europa non a luogo di " regolar tenzone " ma terreno di lotte economiche finanziarie sullo spread, ( a favore della concreta, spudorata politica tedesca, irriconoscente con gli altri partners.....) ad investimenti garibaldini, a prese di posizione "aprioristiche", alla mancanza di una cultura di solidarietà, alla crescente "concorrenza sleale" tra Stati, politiche non aderenti alla realtà, di austerity irrazionale, renderà veramente difficoltosa la sussistenza di un progetto di "Stati Uniti d'Europa" se l'asse Francia-Germania dovesse continuare a prevalere e gli altri Stati fondatori, tra cui la nostra Italia continuerà a seguire chimere, principi obsoleti, gestire supinamente i fondi nazionali riservati alla CEE , essere succuba degli altri Stati fondatori, invece di avere "scatto di orgoglio" di recupero della identità nazionale, della serietà, del ruolo fondamentale nelle scelte strategiche in armonia con l'integrità ed identità nazionale ed i principi europei.

Voglia che il caso "Grecia" sia da stimolo e propulsore per una Nuova Europa, da rifondare totalmente : altrimenti si disgregherà come l'antico Impero Romano e Sacro romano Impero!

Di Mauro Norton Rosati di Monteprandone
Presidente Scuola di Etica ed Economia di Assisi

Agenzia Stampa Italia

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