(ASI) Ufficializzato due giorni fa l’accordo che prevede la cessione del 50% del porto di Ilichevsk, principale approdo mercantile nei pressi della città di Odessa, al fondo di private equity statunitense Siguler Guff & Company.
Tale acquisizione parrebbe rappresentare il primo passo verso una politica di acquisizioni strategiche da parte degli Stati Uniti d’America all’indomani della conclusione della recente crisi ucraina. In effeti il porto in questione era da anni nell’interesse della finanza e della politica internazionali. Nella fattispecie i principali aspiranti all’acquisizione del porto e delle sue strutture negli ultimi anni erano la Cina e gli Usa. Per la Cina si tratterebbe di costruire un nuova “via della seta” verso l’Europa. Gli interessi del governo cinese, la cui via principale di commercializzazioni dei propri prodotti nella storia recente è sempre stata via mare, sono essenzialmente di assicurarsi il controllo di quante più possibili installazioni portuali in Europa, anche approfittando della recente crisi economica accentuata dagli effetti dell’austerity e delle privatizzazione forzate imposte dall’U.E. ai paesi “problematici”. Un esempio di questa politica è evidente nel tentativo cinese di acquisire il porto greco del Pireo, fallito in seguito alla sospensione di tutte le privatizzazioni in atto voluta con decreto legge dal governo Tsipras. Da parte statunitense l’interesse è invece quello di assicurarsi il controllo delle installazioni portuali e dei principali stretti e canali, per poter esercitare un decisivo controllo sul commercio internazionale e specialmente per contenere l’avanzata cinese.
In quest’ottica i due contendenti si erano già disputati il controllo del porto ucraino in questione più di un anno fa e furono i cinesi a uscirne vincitori. Infatti, l’allora presidente ucraino Janukovich firmò un accordo per la progressiva privatizzazione e cessione delle installazione portuali di Ilichevsk in favore della Cina. Ma la caduta di Janukovich e l’evolversi della situazione ha portato allo stralcio degli accordi stipulati. Il nuovo governo di Poroshenko ha infatti rivisto la maggior parte delle privatizzazioni e collaborazioni concordate dal precedente governo. Come risultato la compagnia statunitense ha chiuso un vantaggioso accordo che, complice anche la forte svalutazione degli ultimi mesi della moneta nazionale ucraina, le consentirà non solo l’acquisizione del 50% del porto a un prezzo stracciato, ma anche, in prospettiva, il controllo delle merci, soprattutto dei settori siderurgico e chimico ucraini, che abitualmente transitano in questo porto. In ottica futura ciò darà una forte vantaggio agli americani alla luce soprattutto dell’annunciato programma di riforme e privatizzazioni necessarie per far fronte alla crisi economica seguita al conflitto del Donbass e come fase preparatoria del piano di rientro degli aiuti in corso di erogazione dalla Troika.
Cenusa Alexandru Rares – Agenzia Stampa Italia