(ASI) Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif in una lettera inviata al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha espresso profonda preoccupazione per
la diffusione dell'islamofobia e per le inquietanti manifestazioni che essa ha prodotto nel mondo.
Vi riportiamo il testo integrale della lettera scritta il 29 gennaio 2015.
Testo della lettera del Ministro degli Esteri iraniao al Segretario Generale dell'ONU
Zarif: L'Iran è preoccupato per la diffusione dell'islamofobia.
In nome di Dio, il Compassionevole, il Misericordioso.
Eccellenza,
vorrei attirare la Sua cortese attenzione sulle manifestazioni, piuttosto inquietanti e pervasive, caratterizzate dall'Islamofobia. Iniziative pregiudiziali e discriminatorie verso l'Islam, che si sono ulteriormente aggravate dopo gli ultimi atti terroristici di Parigi. Le ingiustificate uccisioni commesse da membri di un famigerato gruppo estremista violento – la ragione d'essere e la recente apparizione del quale come attore nella nostra regione sono note a chiunque – sono stati condannati dai musulmani in tutto il mondo, in termini chiari e inequivocabili. La stessa cosa hanno fatto i governi, le istituzioni religiose e le autorità, la società civile ed anche importanti personalità.
Tali ricorsi alla violenza senza senso sono estranei all'Islam e ai suoi elevati insegnamenti. Così come è fuor di dubbio che atti di immotivata violenza siano inaccettabili per i musulmani. Ciò è assodato, nonostante la campagna messa in atto e il tentativo dei promotori dell'islamofobia di dimostrare il contrario. Il problema per noi, nella Repubblica islamica ed in generale nel mondo musulmano, è la prevalenza di doppi standard quando si tratta la questione della proclamata difesa dell'"universally respected" (rispetto universale n.d.r.), principio della libertà di espressione.
È di interesse generale il rilevare che nel 2008 un fumettista della stessa rivista ( Charlie Hebdo n.d.r.) fu incaricato dall'editore di scrivere una lettera di scuse per quello che era stato percepito come antisemita; e che fu sommariamente licenziato, una volta che ebbe rifiutato di farlo. Nessun analogo approccio e risoluta determinazione sono stati mai adottati né si sono mai visti nei casi delle frequenti frivole caricature diffamatorie nei confronti dei musulmani e dissacratrici dei valori islamici, apparse in quella rivista ed in altre pubblicazioni simili in Europa; tutto ciò ha provocato ed aggravato le tensioni con la comunità musulmana in Francia e nel mondo islamico.
Negli ultimi tempi tutti noi abbiamo mestamente assistito nelle varie società del mondo occidentale, negli ambienti politici e attraverso varie personalità, nel mondo dei media o in quello virtuale, al manifestarsi di una chiara ostilità verso i valori religiosi dei musulmani. Blasfemi attacchi sia alla persona del Profeta Maometto (pace su di lui) sia al Santo Corano, come anche agli insegnamenti e valori islamici – pratica che purtroppo è diventata all'ordine del giorno.
Questo fenomeno intrinsecamente pericoloso costituisce una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionale, e la presente situazione richiede fortemente un ambiente umano, di pace tra Stati e popoli – Per questo risorsa necessaria per il dialogo sono la comprensione e la tolleranza fra la pluralità delle comunità etniche e religiose esistenti nel mondo di oggi. Al di là delle azioni immediate e necessarie per denunciare e condannare gli atti di violenza verbale o fisica, l'Occidente e particolarmente l'Europa ora hanno bisogno di intraprendere un unico esercizio di ricerca delle ragioni sul perché un numero considerevole di persone e gruppi, che sposano ideologie estremiste e sono impegnati in atti di terrorismo e di violenza brutale atroce, in Europa e su scala molto più grande in Iraq e Siria, è costituito da europei di seconda generazione. Questo fenomeno, piuttosto bizzarro e apparentemente inspiegabile, non può essere una semplice coincidenza, né può essere facilmente respinto o messo sotto il tappeto: è parte integrante dell'attuale panorama politico europeo.
Ciò tradisce segni di un profondo disagio socio-politico nelle società in questione, e in particolare nelle politiche in atto per quanto riguarda le minoranze musulmane e i loro valori e santità. Recenti analisi, sollecitate in larga misura dal tasso elevato di reclutamenti terroristici in Europa e Nord America, puntano in direzione del fallimento sistematico di queste società, che ha portato alla emarginazione, alienazione e privazione dei diritti di queste comunità e dei loro membri, in particolare quelli della seconda generazione, nati, cresciuti ed educati nelle società occidentali. È sconcertante, e altrettanto spaventoso, che i terroristi Daesh*, decapitino civili innocenti e, quando con depravante auto-soddisfazione fanno penzolare le teste degli ostaggi assassinati, lo fanno parlando lingue europee e con l'accento dei nativi. Con questa lettera, Signor Segretario Generale, non ho intenzione di lamentarmi della evidente politica dei due pesi e due misure o criticare le politiche altamente sanzionatorie di questo o quel governo occidentale o della società.
Piuttosto, condivido con voi questa preoccupazione nella speranza di trovare una soluzione al problema. Considerando i poteri istituzionali delle Nazioni Unite, come diplomatico multilaterale di carriera che crede ancora nelle notevoli potenzialità dell'Organizzazione, rimango fiducioso del fatto che l'ONU disponga delle capacità e dei meccanismi necessari per potersi concentrare su una questione di immensa rilevanza ed impatto internazionale. Due proposte iraniane, adottate dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite: Dialogue Among Civilizations (A/Res/56/6) e World Against Violence and Extremism (WAVE), ossia "Dialogo fra le civiltà" e "Il mondo contro violenza ed estremismo", sono in grado di fornire un adeguato strumento istituzionale per questo sforzo. Più di recente, in un messaggio che ho il privilegio di interpretare, l'Ayatollah Seyyed Alì Khamenei, ha cercato di avviare un dialogo con i giovani dell'Occidente su questa fondamentale problematica.
Credo fermamente in un urgente bisogno di attingere alla nostra saggezza collettiva, a livello di tutta la comunità internazionale, per esplorare i mezzi e le modalità pratiche utili a questo riguardo. In attesa di essere informato della Sua risoluta iniziativa e sottolineando la mia disponibilità ad ulteriori scambi di opinioni su questo tema di grande attualità, mi permetta Signor Segretario Generale di assicurarle la mia più alta considerazione.
M. Javad Zarif - Ministro degli Esteri iraniano.
*Traduzione ad opera di Niger Septmber
Versione in inglese
Letter of Iranian Foreign Minister to UN Secretary General
Zarif: Iran Concerned over Islamphobia Manisfestations
Iranian Foreign Minister Mohammad Javad Zarif in a letter to UN Secretary General Ban Ki-Moon has expressed deep concern over spread of Islamphobia and its unsettling manifestations in the world.
Full text of the letter dated 29 January which has in its attachment the message dated 21 January from Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, Leader of the Islamic Republic of Iran, addressed to youth in Europe and North America follows:
In the name of God, the Compassionate, the Merciful
Excellency,
I wish to draw your kind attention to the quite unsettling and pervasive manifestations of Islamophobia, which have further escalated in the aftermath of the recent terrorist acts in Paris. The unjustifiable killings by members of an infamous violent extremist group - whose raison detre and emergence recently as a player in our region is known to all - have been condemned by the Muslims across the globe, in clear and unequivocal terms, including governments, religious institutions and authorities, civil society and prominent individuals. The fact that such senseless resorts to violence has no place in Islam and its exalted teachings, nor acceptable to Muslims, is not in doubt;notwithstanding the campaign by the perpetrators promoters of Islamophobia try depict it otherwise.
The issue for us, in the Islamic Republic, and in the larger Muslim world, is the prevalence of double-standards when it comes to the question of the proclaimed defense of the universallyrespected principle of the ‘freedom of expression. You might find this of interest that in 2008, a cartoonist of the same magazine was instructed by the magazines editor to write a letter apology for what was perceived to be anti-Semitic; and was summarily fired once he refused. No such approach and resolve has ever been seen in the case of frequent frivolous caricatures defaming Muslim and desecrating Islamic values, which appeared in that magazine and other similar publications in Europe; leading to exacerbated tension with the Muslim community in France and the Islamic world. As we all have ruefully witnessed in recent times in various societies in the Western world, whether by political quarters and personalities, the media, or the virtual world, open assault on the religious values of Muslims, be it the person of Prophet Mohammad (PBUH), the Holy Quran or the Islamic teachings and values has regrettably become the order of the day.
This inherently dangerous phenomenon poses serious threat to international peace and security, and the acutely needed ambiance of humane, peaceful inter-state and inter-people relations and the requisite recourse, by all, to dialogue, understanding and tolerance between and among the plurality of ethnic, religious and racial communities in our world today.
Beyondthe immediate and necessaryaction to denounce and condemnacts of verbal or physical violence, the West and Europe in particular now needs to undertake a sole searching exercise as to the underlying reasons why quite a sizeable number of individuals and groups espousing extremist ideologies and engaged in acts of brutal terror and heinous violence, in Europe and on a much bigger scale in Iraq and Syria, happen to be second generation Europeans. This rather bizarre and seemingly inexplicable phenomenon cannot be a mere coincidence, nor can it be easily dismissed or pushed under the rug; it is part and parcel of the current European political landscape. It betrays signs of a deeper socio-political malaise in the societies concerned, and especially in the policies in place as regards Muslim minorities and their values and sanctities.
Recent analyses, prompted in large measure by the high rate of terrorist recruitments in Europe and North America, point in the direction of systematic failure of these societies, which has led to marginalization, alienation and disenfranchisement of these communities and their members, most notably the second generation, born, raised and educated in Western societies. It is bewildering, and equally frightening, that Daesh terrorists,beheading innocent civilians and dangling with self-satisfying depravity the heads of the murdered hostages just happen to be speaking European languages with native accent. Pointing fingers of accusation towards others, whether Muslim countries, certain governments whose policies and politics might be found disagreeable, or much worse, Islam as a faith, even if politically-correct domestically and of instantaneous or short-term benefit, is simply unconvincing, and incapable of addressing serious problems at the societal,and now global, levels.
In writing this letter, Mr. Secretary-General, I do not intend to lament obvious manifestations of double-standards or find fault with highly-sanctioned policies by this or that Western government or society. Rather, I share this concern with you with a more serious objective in mind. Considering the institutional capabilities of the United Nations, and as a career multilateral diplomat who still believes in the substantial potentials of the Organization, I tend to remain hopeful that the UN and its capacity and mechanisms can be brought to bear on an issue of immense international impact and reverberations. Two Iranian proposals, adopted by the General Assembly of the United Nations on Dialogue Among Civilizations (A/Res/56/6) and World Against Violence and Extremism (WAVE) (A/Res/68/127) can provide appropriate institutional framework for this endeavor. More recently, in a message that I have the privilege to enclose, Ayatollah Khamenei has taken the lead in initiating dialogue with the youth in the West on this cardinal issue.
I strongly believe we urgently need to draw on our collective wisdom, at the level of the entire international community, to explore practical ways and means in this regard.
Looking forward to be advised of your resolute initiative, and underlining my readiness for further exchange of views on this topicalissue, allow me, Mr. Secretary-General, to assure you of my highest consideration.
M. Javad Zarif
29 January 2015