(ASI) Nei giorni scorsi la squadra catalana del Barcellona ha sollevato l'ira dei palestinesi invitando nel suo stadio, il Camp Nou, per la partitissima del 7 ottobre contro il Real Madrid, il soldato israeliano Ghilad Shalit, catturato nel 2006 da un gruppo palestinese e tenuto prigioniero a Gaza per cinque anni. Dalla Striscia di Gaza il disappunto non si è fatto attendere, malgrado la simpatia che il Barca da sempre raccoglie tra i calciofili palestinesi.
Hamas ha considerato offensivo il gesto, e minaccia il boicottaggio del tifo. "Un invito vergognoso - la protesta del leader Ismail Haniyeh -, con la scusa dello sport, s'insabbiano di nuovo i crimini sionisti. Come può un club così considerato, che parla sempre di valori e d'umanità, invitare un simile assassino?". Alla domanda di Haniyeh l'ufficio stampa del Barcellona fc ha replicato giustificando l'invito con il fatto che Shalit attualmente lavora come commentatore sportivo per una nota emittente israeliana. Inoltre, nel tentativo di smorzare la polemica, la squadra catalana ha invitato anche il calciatore palestinese Mahmoud Sarsak, protagonista nei mesi scorsi di un lungo sciopero della fame in un carcere israeliano. Il giovane Sarsak ha però elegantemente declinato l'invito. Agenzia Stampa Italia propone il testo per intero della sua risposta (firmata anche dagli altri calciatori della Striscia di Gaza e della Cisgiordania) inviata a Barcellona: Lettera aperta dei calciatori di Gaza al Barcellona F.C. Non schieratevi con l'Oppressione!
Caro Presidente Sandro Rossel,
Noi, calciatori palestinesi, atleti, funzionari ed organizzazioni sportive, apprendiamo costernati che la grande squadra del Barcellona ospiterà Gilad Shalit per il "Classico", Barcellona-Real Madrid il 7 Ottobre, mentre più di 5.000 prigionieri politici continuano a marcire, molti dei quali sono in isolamento, molti senza poter essere visitati, molti in sciopero della fame senza alcun tipo di attenzione e sollecitudine affinché vengano rilasciati.
L'arresto arbitrario di migliaia di palestinesi - tra questi anche l'astro di Gaza della Nazionale palestinese di calcio Mahmoud Kamel As-Sarsak, detenuto senza processo e senza che il suo arresto venisse pubblicamente motivato - è prassi quotidiana dell'Occupazione israeliana. Mahmoud è stato rilasciato soltanto dopo 95 giorni di sciopero della fame. Mentre noi scriviamo molti altri sono in una prigione israeliana in sciopero della fame ed alcuni sono prossimi a morire. Mahmoud As-Sarsek ha perso tre anni della sua carriera calcistica ed è stato sul punto di morire protestando con gli unici mezzi a sua disposizione. Merita di essere ospitato!
Joseph S. Blatter, Presidente della Fifa (Fédération Internationale de Football Association) ha espresso "grave preoccupazione" per le pratiche e le restrizioni adottate da Israele nei confronti dei giocatori palestinesi, in particolar modo quelli incarcerati nelle prigioni israeliane, a cui è impedito di aggregarsi alla Nazionale. Michele Platini ha dichiarato: «Israele deve scegliere se permettere allo sport palestinese di continuare e di crescere o essere costretta ad affrontare le conseguenze a causa del suo comportamento».
L'illegale occupazione militare israeliana della Palestina e i cinque anni di assedio su Gaza hanno soffocato le aspirazioni di uomini, donne e bambini palestinesi che praticano sport. Ma quali sono le conseguenze? Il sostegno politico alle pratiche israeliane invitando uno dei soldati della Forza d'Occupazione israeliana da parte di uno dei club più prestigiosi al mondo?
I palestinesi a Gaza tifano Barcellona più di qualunque altra squadra, soprattutto i bambini che costituiscono la maggioranza della popolazione. Noi, a Gaza, viviamo sotto un assedio ermetico, tra regolari bombardamenti e frequenti incursioni. L'uso di una forza distruttiva durante l'Operazione Piombo Fuso nell'inverno 2008-2009 ha preso di mira larghe aree di Gaza tra cui anche lo Stadio di calcio nazionale di Rafah, ha ucciso i calciatori Ayman Alkurd, Shadi Sbakhe e Wajeh Moshate, insieme ad oltre 1.400 persone. Il portiere della Nazionale, Omar Abu Rwayyis, è stato arrestato dalla polizia israeliana nel 2012 con "accuse di terrorismo", espressione questa utilizzata per persone la cui vita è stata il calcio, non la politica. In molte occasioni la Nazionale palestinese non ha potuto riunirsi, allenarsi o partecipare a competizioni a causa delle illegali restrizioni israeliane sul movimento dei giocatori.
Ai nostri calciatori è continuamente vietato entrare o uscire da quella che molte tra le principali organizzazioni dei diritti umani definiscono la più grande prigione a cielo aperto. Già saprete di quanto è successo lo scorso anno quando Israele non ha permesso a sei membri della Nazionale palestinese di viaggiare da Gaza per una partita contro la Mauritania. Come tutti bloccati a Gaza, i portavoce israeliani dissero che ai giocatori era negato l'accesso per "motivi di sicurezza", sostenendo che non avevano il permesso adatto, riportando alla mente la "Pass Law" la famigerata legge razzista ai tempi dell'Apartheid in Sud Africa. Questa politica continua e sistematica nei confronti di noi tutti ha decimato il nostro coinvolgimento nello sport internazionale. Le incertezze derivanti da permessi rifiutati a lasciare ed entrare la Striscia e la durezza incostante dell'Assedio e dell'Occupazione israeliana costituiscono un grande ostacolo e di conseguenza la West Asian Union Federation1 non sempre programma partite dove a partecipare sono le nostre squadre.
Nel 2007 alla Nazionale è stato impedito di viaggiare per giocare una partita di qualificazione per il Mondiale a Singapore ed è stata eliminata, nel Maggio 2008 per l'AFC Challenge Cup2 e gli è stata negata la qualificazione per la coppa asiatica 2011. Ai giocatori olimpici di Gaza è stato interdetto l'accesso in Cisgiordania e alle squadre giovanili spesso è stato negata la possibilità di uscire e di rientrare.
Durante gli attacchi criminali israeliani su Gaza nel 2009 il nostro stadio nazionale è stato colpito e distrutto così come l'edificio dell'Associazione Calcio Palestinese. Il progetto di un nuovo stadio a Gaza, Beit Lahiya, è stato fermato a causa del continuo assedio israeliano che non permette l'arrivo nella Striscia di cemento e di altre attrezzature sportive. L'unico campo in erba a Gaza è stato fatto saltare in aria da un missile israeliano obbligando la nazionale a giocare le partite in uno stadio del Qatar, di fatto vuoto.
Proprio come ha dimostrato l'efficace boicottaggio della squadre sportive del regime d'Apartheid sudafricano, la vita sportiva e quella politica non possono essere separate. Noi vi chiediamo di non solidarizzare con l'esercito che opprime, arresta e uccide uomini e donne di sport in Palestina, ma invece di schierarvi con quei calciatori palestinesi dai sogni distrutti e dalle mancate opportunità a causa esclusivamente delle politiche di Apartheid attuate contro di loro dal regime israeliano.
Redazione Agenzia Stampa Italia