(ASI) L'Europa è stata tradita e se non ci alziamo per essa, allora questa Europa ci sarà tolta – disse riguardo alla crisi dell'immigrazione il Primo Ministro Viktor Orbán venerdì a Budapest, alla conferenza sul documento di discussione intitolato "I segni dei tempi".
Se non ci alziamo per l'Europa, il continente non sarà più dei cittadini che ci vivono, ma prossimamente compierà il sogno di alcuni dirigenti deliranti che non sono eletti da nessuno, che sono attivisti che movimentano enorme quantità di denaro e pensano oltre ai limiti degli stati nazionali. "Se ora pensate alla Fondazione Soros, esso non è immotivato." – disse davanti al suo pubblico il Capo del Governo all'evento organizzato dall'Associazione degli Intellettuali Cristiani, dall'Associazione della Cooperazione Civile Ungherese e dal Circolo dei Professori Batthyány.
Secondo il parere di Viktor Orbán non è un caso che ogni giorno migliaia di persone vengono trasportate in Europa: „non si tratta semplicemente di un lavoricchio fatto così" ma vogliono realizzare consapevolmente una costruzione intellettuale, possiamo dire della sinistra, che vuole porre gli stati nazionali in Europa tra parentesi e se non ce la fanno a combattere in una lotta politica in maniera classica contro il cristianesimo, allora ci provano su una base etnica.
Contro questo complotto, questo tradimento noi dobbiamo rivolgerci alla democrazia, dobbiamo rivolgerci al popolo", perché esso possa dire sì o no riguardo agli eventi attuali – sollecitò il Capo del Governo, chi per questo motivo per la prima volta propose un dibattito europeo. Ritiene che come scopo di questo dibattito possa nascere un'Europa forte e cristiana.
Parlò anche della difesa dei confini dell'Austria di cui citò –„il capo eletto dell'Austria dice che non costruiscono un recinto, ma una porta che ha battenti lunghe". Le sue parole riferenti al cancelliere austriaco Werner Faymann suscitarono grande ilarità nella sala e anche Orbán Viktor disse che per la prima volta suonava come cosa divertente ma in realtà era penosa. Perché secondo lui questo dimostra che l'Europa che era il mondo della libertà di parola, ora è in certe condizioni mentali in cui certe parole, come per esempio „recinto" non possono esser pronunciate.
Il Primo Ministro nel suo discorso ricordò a lungo anche la storia dopo il cambiamento del regime del lato civile ungherese ravvivando per esempio 1994 – quando „sono tornati" i comunisti sebbene con elezioni parlamentari e „non in carri armati", che è un "cambiamento di qualità" – perché quell'anno era già successo il primo tentativo di costruire un'alleanza civile, ma quella volta senza successo.
Toccò anche l'argomento del rapporto tra Fidesz a KDNP che descrisse in questo modo: in questa alleanza è il compito del partito popolare Democristiano da fungere come ancora. Non è per caso – continuò – che anche la composizione della Corte Costituzionale attuale – che è altrettanto importante come quella del Parlamento- fondamentalmente c'è una maggioranza conservatoria e democristiana. La Corte Costituzionale con le sue decisioni cerca di far rispettare quei fondamenti costituzionali che sono stati creati insieme dal Fidesz e dal KDNP – disse.
Nella sua revisione storica sottolineò anche che la legge di base creata nel ciclo governativo precedente, è la prima costituzione democratica scritta della nazione.
Viktor Orbán nella sua presentazione di circa 40 minuti reagì anche ai discorsi precedenti come per esempio alle parole di Zoltán Osztie, il presidente dell'Associazione degli Intellettuali Cristiani, secondo il quale manca una strategia della Chiesa. Il Capo del Governo così disse: adesso che András Veres è stato eletto come Presidente della Conferenza Ungherese Cattolica Vescovile, ci sarà una strategia, ma non ne è sicuro che
il Governò lo ringrazierà.
Sul materiale di dibattito intitolato I segni dei tempi, il Primo Ministro dichiarò che il documento può ragionevolmente ambire a diventare una bussola per i governi –secondo le sue speranze di destra- per i prossimi dieci anni.
Nel materiale di dibattito intitolato I segni dei tempi presentato nell'Istituto Italiano di Cultura, che tra il 1865 ed il 1902 dava sede all'Assemblea Nazionale dei Deputati intellettuali cristiani, valutano „la realtà ungherese", „indicano la strada alla società", valutano i risultati ma fanno anche critica e propongono suggerimenti – come scrissero nella cartella stampa distribuita durante la manifestazione.
Kovács András - Ungheria
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