(ASI) Parigi – Nela patria dell'illuminismo, della rivoluzione francese e di Voltaire, in questa epoca di decadenza può accadere di tutto. Allora si scopre che la difesa del diritto di opinione va bene quando è asservita al potere, meno quando diventa scomoda.
Così accade che il popolarissimo comico francese Dieudonné, viene indagato dalla procura di Parigi per apologia di terrorismo ed è arrestato nella mattinata del 14 gennaio nella sua casa nel centro della Francia e posto in stato di fermo. L'arresto del comico francese è stato reso noto da fonti giudiziarie. Conosciuto per i suoi atteggiamenti provocatori e accusato spesso di antisemitismo, Dieudonné aveva partecipato alla marcia di domenica, poi – tornando a casa – aveva scritto sul web il messaggio"Je suis Charlie Coulibaly". Di fronte alle proteste dei frequentatori di social network, Dieudonné aveva tolto il post la mattina di lunedì, spiegando poi in una lettera di sentirsi considerato "come Amedy Coulibaly" ma di "sentirsi Charlie". (Da Agenzia di Stampa internazionale TOPIC del 14-01-15 ). L'arresto è avvenuto proprio pochi giorni dopo che nel mondo si è manifestato a favore della libertà di opinione. La cosa grave è che tale arresto sia passato sui media pochissimo e che la notizia sia stata in qualche modo oscurata. Per la serie viva la coerenza!
Il fatto che il popolarissimo comico con i suoi dialoghi ironici e sferzanti mettesse a nudo le contraddizioni del potere lo avevo esposto al rischio di andare in prigione. Lui era a conoscenza che il potere lo aveva messo all'indice e nel mirino. L'apparato aspettava solo il momento giusto per tappare la bocca a quello che coniderava un fastidioso uomo nero. In particolare alcuni mesi fa Dieudonné era finito nell'occhio del ciclone per la "quenelle", un gesto da inventato ed esibito durante gli spettacoli proprio dal comico.
La "quenelle" è un saluto con il braccio rivolto verso il basso che arbitrariamente viene definito un saluto nazista al contrario.
Al di là che che il popolarissimo comico francese sia considerato da alcuni controverso e che per taluni i suoi spettacoli vengano giuidicati antisemiti, il diritto di parola va difeso sempre, non quando fa comodo al potere.
Con il motto "Je suis Charlie" che ci hanno proposto ripetutamente in questi giorni, dopo l'attentato al giornale Parigino, si voleva significare la sacralità del diritto alla libertà di stampa e di opinione,anche quando, come appunto aveva fatto Charlie Hebdo, la satira travalicava i limiti della decenza, del buon gusto e del rispetto verso gli altri!
Ebbene, solo pochissimo giorni dopo, ecco, nella notizia qui sopra riportata ed in pratica sono proprio le autorità francesi a smentire quanto avevano dichiarato con quel motto, arrestando il comico Dieudenné a causa della sua feroce satira contro il sionismo..! Perché questa, piaccia o no è un dato di fatto certo.
Come dire che la sacralità del diritto alla libertà di stampa e di opinione vale per tutti, ma non vale se essa è diretta contro il sionismo..!
Sebbene ci si dimentichi che il sionismo nel 1987 andava a Londra ed uccideva con un colpo di pistola in pieno viso il palestinese Naji al-Ali reo di avere disegnato vignette satiriche offensive contro i sionisti Israeliani...
Sembra di rileggere Orwell nella fattoria degli animalil e la morale espressa da un rappresentante di suini" La fattoria degli animali" che diceva che "... tutti gli animali sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri..."
Quindi il messaggio è quello che già conoscevamo e che ci viene oggi confermato e cioè: " libertà di satira purché senza crtiche agli ebrei ed afFini..!" Ciò non fa altro che confermare il pensiero sempre più diffuso nel pianeta su chi decide e comanda nel mondo! Pertanto Per difendere sempre la libertà d'opinione in Francia e per la liberazione del comico si stanno mobilitando molte persone, quell'opinione pubblica che crede veramente al principio della libertà di espressione: "Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere". Voltaire. Per questo, anche io in maniera convinta dico: "Je suis Dieudo. Liberté d'expression. Lando Bertani