(ASI) Ragusa - L’economia stagnante, la crisi delle costruzioni, l’endemico e diffuso disagio sociale che porta alla contrazione degli appalti e degli investimenti sono ovviamente causa di gravi conseguenze nella provincia di Ragusa.
Difatti, i dipendenti della Colacem di Ragusa (ex Insicem, ex Anic,ex ABCD…), ancora una volta si ritrovano a dover attraversare un lungo periodo di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO) . Le scorse settimane hanno visto il sindacato autonomo ISA edili-cementieri con CGIL, CISL, UIL da una parte ed i rappresentanti dell’azienda dall’altra, attraversare un estenuante periodo di trattativa, nel quale le parti si sono confrontate per riuscire, se non a scongiurare, vista la tremenda condizione del settore, quantomeno a rendere il più equo possibile tra i dipendenti il periodo di CIGO che colpirà ciascun lavoratore. Si tratta di tredici settimane per i lavoratori del diretto e di minimo due mesi di fermo per l’indotto. A partire dal 17 novembre alle otto del mattino i lavoratori dello stabilimento ragusano in Cassa Integrazione si riuniranno in assemblee spontanee, non programmate, che avranno luogo tra le sedi delle segreterie di appartenenza ed alcuni spazi pubblici, tra cui lo slargo antistante la portineria del cementificio ragusano. I lavoratori Colacem direttamente colpiti, più di quaranta al momento , dopo le tornate di CIGO degli anni precedenti, sono fortemente preoccupati. La fabbrica di cemento dal 2000 ad oggi ha attraversato un periodo di investimenti e di forte potenziamento degli impianti, accompagnato però da un drastico ridimensionamento dell’organico. E se, nella prima decade del nuovo millennio, il settore cementiero aveva avuto una impennata senza precedenti, oggi langue in attesa che il panorama nazionale ed internazionale dia qualche segnale di ripresa. L’innata vocazione verso l’export delle cementerie iblee (Ragusa e Pozzallo) è riuscita finora a garantire il mantenimento dei due siti produttivi, sfruttando tutti i canali che il mediterraneo offre e che comunque non assicura scenari certi e di natura continuativa. La forte preoccupazione dei lavoratori, motivata dal fatto che le proprietà che si sono succedute alla guida dello stabilimento negli ultimi decenni (Regione Siciliana, Enichem ecc.) non hanno mai rischiato, vendendo alla prima occasione ed al miglior offerente, potrà essere, al netto degli incontri e delle assemblee, convogliata in altre iniziative di spessore più ampio e che coinvolgeranno cittadini ed istituzioni