(ASI) La grave situazione dell’Italia merita un’aperta e franca discussione per costruire un progetto per il Paese dei prossimi vent’anni. Convocata a Roma il 5 luglio 2014 un’Assemblea popolare, per discutere del nostro futuro e del futuro del Paese.
“Disoccupazione record, chiusura di migliaia di imprese, crollo dei consumi e prelievo fiscale abnorme. La situazione dell’Italia è allarmante. Sono cambiati i governi, ma i problemi sono rimasti gli stessi. Il debito pubblico è al suo massimo storico nonostante le ottuse misure di austerità imposte agli Italiani. La politica è ridotta ad una sbornia di parole. Il Presidente del Consiglio attacca chiunque osi esprimere critiche o dubbi sulle scelte, spesso confuse, compiute dal governo. Il Paese non ha bisogno di minacce, ma di un progetto credibile per la crescita. Il declino non è inevitabile. Dobbiamo reagire, organizzarci, preparare le condizioni per la nascita di una forza che abbia come obiettivo la crescita dell’economia: unica strada per evitare che il debito pubblico distrugga il nostro futuro. Una stagione di sviluppo è possibile, attraverso politiche industriali e del lavoro basate sulla libertà di intraprendere in grado di rivitalizzare le imprese. Occorre legare il rigore dei conti pubblici a misure espansive in grado di farci uscire da una crisi che sembra non finire mai. L’Italia è tra i paesi che hanno fondato l’Europa: una straordinaria comunità di uomini liberi che devono essere padroni del loro destino. Sulla base di queste convinzioni rivolgiamo un appello alle donne e agli uomini che vivono con preoccupazione questa fase difficile, ma che sono convinti che insieme ce la possiamo ancora fare. La grave situazione dell’Italia merita un’aperta e franca discussione per gettare le basi per un progetto per l’Italia dei prossimi vent’anni. Per questo abbiamo pensato di convocare a Roma una Assemblea popolare il 5 luglio 2014, per discutere del nostro futuro e del futuro del Paese”.
Così Isabella Bertolini portavoce di “Assemblea popolare 2014”, a nome di un gruppo di Associazioni che, sulla necessità di questo progetto e sui suoi contenuti, si riconoscono nelle idee, nei valori e nelle concrete proposte della Fondazione Nuovo Millennio – per una nuova Italia.
Di seguito l’appello:
La situazione dell’Italia è allarmante. La disoccupazione ha raggiunto livelli record diventando un’autentica emergenza sociale. Ogni giorno chiudono migliaia di imprese, trascinate al fallimento dal crollo dei consumi e da un prelievo fiscale abnorme. Impossibile nascondere i pericoli legati all’impoverimento crescente del Paese.
Negli ultimi anni, nonostante i cambiamenti di governo, i problemi sono rimasti irrisolti. Gli Italiani hanno subito ottuse misure di austerità che hanno prodotto la recessione dell’economia e non hanno diminuito il debito pubblico, che anzi è al suo massimo storico. La politica è ridotta ad una sbornia di parole. I cambiamenti sempre promessi si sono rivelati solo annunci velleitari. Il presidente del Consiglio attacca chiunque osi esprimere critiche o dubbi sulle scelte spesso confuse compiute dal governo. Non ha molto senso, come sembra fare l’esecutivo, prendere minacciosamente di mira a turno questa o quella categoria. Il paese non ha certo bisogno di minacce. L’Italia ha invece bisogno di un progetto serio, della determinazione a realizzarlo e della partecipazione di tutte le forze che vogliono contribuire alla rigenerazione della Repubblica. Le organizzazioni degli imprenditori, dei lavoratori, degli artigiani, dei professionisti possono e devono collaborare al bene della Nazione, senza intaccare il primato della politica e anzi rafforzandolo.
In tutti i sistemi liberali moderni i leader non sono oracoli e neppure comici aggressivi: esercitano la loro funzione di guida sulla base di idee chiare e programmi definiti. Serve quindi un progetto che affronti sistematicamente tutti i problemi che abbiamo di fronte.
Sulla necessità di questo progetto e sui suoi contenuti, ci riconosciamo nelle idee, nei valori e nelle concrete proposte della Fondazione Nuovo Millennio.
Il governo non sembra avere alcuna intenzione di darsi questo progetto, tanto meno di condividerlo con i cittadini. Si spera di mitigare il disagio di alcune categorie limitate di lavoratori dipendenti con piccoli sgravi fiscali, mentre i pensionati sono stremati con provvedimenti iniqui e il ceto medio – la più grande conquista sociale della democrazia italiana – è aggredito sistematicamente con l’aumento delle tasse sulla casa e sui risparmi. Le misure già adottate non garantiscono l’equilibrio dei conti pubblici, tanto che se ne prospettano altre che ridurranno ancora i redditi delle famiglie, diffondendo incertezze e paure per il futuro.
Così si determina il crollo dei consumi, degli investimenti e dell’occupazione. Chi pensa che la crescita possa essere generata attraverso piccole operazioni di redistribuzione dei redditi, frutto di vecchie pulsioni ideologiche, non tiene conto che in Italia è in vigore un regime di tassazione progressiva tra i più voraci del mondo. Per questo è necessario prevedere un fattibile progetto di riduzione della pressione fiscale.
Dilettanti facinorosi vogliono annebbiare il buon senso degli Italiani. Facendo finta di abolire le Provincie le hanno trasformate in nuovi costosi enti inutili, governati da funzionari di partito nominati e non eletti dal popolo; raccontando di semplificare il processo legislativo, vogliono trasformare il Senato in una assemblea di non eletti decisi dai partiti che avrebbero però il potere di concorrere all’elezione del Capo dello Stato, dei giudici della Corte Costituzionale e dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura. Mentre, per motivi ignoti, la riforma più urgente, quella delle Regioni, dove si annidano i maggiori centri di spesa e di sprechi, è di fatto svanita. Bisogna anche in questo caso sostenere un serio e organico progetto di riforme delle nostre istituzioni.
Si sta facendo scivolare il paese verso una logora forma di leaderismo, per di più esagitato, lontano anni luce dai modelli delle grandi nazioni occidentali. Ma il leaderismo è stato l’abbaglio degli ultimi venti anni e ha coinciso con la crisi peggiore della nostra Italia, che ha perso terreno nell’aspra competizione mondiale e oggi non sembra in grado di offrire prospettive alle giovani generazioni.
Eppure il declino non è inevitabile. E’ solo la sciagurata conseguenza dell’inerzia che sembra aver contagiato tutti noi.
Dobbiamo reagire, organizzarci, preparare le condizioni per la nascita di una forza che abbia come obiettivo la crescita dell’economia: unica strada per evitare che il debito pubblico distrugga il nostro futuro. Una stagione di sviluppo è possibile, attraverso politiche industriali e del lavoro basate sulla libertà di intraprendere in grado di rivitalizzare le imprese. Con un progetto credibile per la crescita, e non con una accozzaglia di proposte vaghe o ambigue, l’Italia potrà ottenere che le risorse di cui ha bisogno per gli investimenti produttivi siano escluse per alcuni anni dai calcoli sulla disciplina di bilancio decisa dalla Ue. Occorre legare il rigore dei conti pubblici a misure espansive in grado di farci uscire da una crisi che sembra non finire mai. L’Italia è tra i paesi che hanno fondato l’Europa: una straordinaria comunità di uomini liberi che devono essere padroni del loro destino.
Sulla base di queste convinzioni rivolgiamo un appello alle donne e agli uomini che vivono con preoccupazione questa fase difficile, ma che sono convinti che insieme ce la possiamo ancora fare. La grave situazione dell’Italia merita un’aperta e franca discussione per gettare le basi per un progetto per l’Italia dei prossimi vent’anni. Per questo abbiamo pensato di convocare a Roma una Assemblea popolare il 5 luglio 2014, per discutere del nostro futuro e del futuro del Paese.