(ASI) Il Giudice, visto l'art.52 D.lgs 196/2003 dispone che in caso di pubblicazione o diffusione di questa sentenza siano omessi i dati identificativi della controparte. Federcontribuenti:«ottemperiamo alla sentenza del Tribunale».
Una Cassa di Risparmio inizia la procedura di messa all'asta di una casa per uno scoperto su conto di 1.800 euro e quando la proprietaria propone una rinegoziazione, la banca chiede di ottenere la restituzione di E 5.300 di spese legali per la pratica giudiziaria. La proprietaria dell'abitazione, si sente chiedere dalla banca per chiudere la procedura di pignoramento la somma di E3.400 euro da sborsare subito e 12 rate da 160 euro. Ricordiamo che lo scoperto del suo conto corrente ammontava ad 1.800 euro. La signora con grande sacrificio riesce tuttavia a dare alla Cassa di Risparmio la somma di 4.200 euro. Purtroppo non riesce a fare fronte al pagamento degli ulteriori ed ultimi 1.100 euro a causa di sopraggiunti problemi di lavoro e di salute e la Cassa di Risparmio in questione, torna a all'assalto pignorando nuovamente la casa. L'abitazione pertanto ritorna all'asta, non perchè la signora non ha provveduto a saldare quell'iniziale scoperto, ma perchè non è riuscita a pagare tutti i 5.300 euro di spese legali. Bisogna dire che se la banca non avesse provveduto ad aggredire con il pignoramento quel piccolo scoperto, la signora Masiero, avrebbe superato senza problemi l'iniziale difficoltà, invece ha anche maturato gli interessi sui 5.300 euro di spese legali. Non finisce qui. Assistita dalla Federcontribuenti la signora, etichettata dalla Cassa di Risparmio come debitrice seriale, denuncia la banca per diffamazione provando di non essere affatto una debitrice ma di essere una persona che ha avuto, come tutta l'Italia, una serie di difficoltà. Da cio' giunge come un fulmine a ciel sereno un provvedimento del giudice a dir poco singolare, oltre a vedersi rigettata la domanda, alla signora é fatto divieto di parlare della sua controparte attraverso ogni mezzo di informazione, traduciamo: la signora deve tenere la bocca chiusa o peggio per lei.
Perchè la signora, onesta cittadina è stata condannata al pagamento delle spese legali del giudizio nonostante la controparte sia un istituto di credito e si è vista rigettare l'accusa di diffamazione? Secondo il giudice la signora Masiero non avrebbe dovuto utilizzare la stampa per screditare la banca in questione e per screditare si intende come giudice afferma,''spettacolarizzare la propria sofferenza bancaria'' cioè raccontare pubblicamente l'ingiustizia o il perverso sistema che avrebbe permesso di vedere venduta la casa per soli 1.800 euro di scoperto. La signora dovrà così pagare le spese legali e salvare la casa, ma soldi non ne ha: come aiutarla senza portare all'attenzione di altri la sua tragedia? “Siamo disperati – spiega la signora, – nel tempo ho pagato oltre quattromila euro tra debiti e spese legali per una somma iniziale di 1500 euro di scoperto di conto corrente. Io lavoro la mattina come donna delle pulizie, mio marito ha avuto guai di salute e lavora in una cooperativa di trasporti. I nostri figli vanno a scuola”. Tutto documentato ed illustrato, pagamenti passati compresi, spiega Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti:“la vicenda è al limite dell’assurdo, ed ancora più triste constatare che la banca si trinceri dietro un no comment e che riceva da un giudice tanta tutela. Stando alla sentenza a questa donna viene ordinato il silenzio e l'abbandono di ogni idea di difesa e tutela. E mai possibile che un onesto cittadino vessato dallo Stato e vittima del comportamento diffuso di tutti gli istituti di credito, debba anche essere sottoposto all'ulteriore umiliazione di dover sborsare altri denari per essersi azzardata a chiedere tutela allo stesso Stato che l'ha maltratta ed oltre a ciò le sia imposto il silenzio stampa? La signora Francesca chiede aiuto attraverso il sito di Federcontribuenti, chi volesse può contattarci, ''se non riusciremo ad aiutarla non potrà rivolgersi in Cassazione e difendersi''.