(ASI) Con il termine Riforma si intendono quelle politiche evolutive e rivoluzionarie volte a cambiare gli assetti sociali, economici ed istituzionali. Non di certo l'equiparare lo stipendio dei top manager a quello del presidente della Repubblica o dare 80 euro in più in busta paga.
Non si può parlare di Riforma quando nulla cambia nel diabolico mondo del lavoro, della sanità, dell'istruzione e quelle urlate in questi giorni non sono Riforme, ma cavilli.
Il 60% degli impiegati assunti nei negozi, commesse o commessi, sono in nero e sottopagati con una media pari a 300 euro al mese. I neo laureati, come i praticanti e solo quando va bene vengono pagati in nero dai 3 ai 500 euro al mese. Salari da fame li troviamo anche nel personale a contratto, come abbiamo persone di 40, 50 anni che fanno volantinaggio per una miseria. Altro bacino di lavoratori con diritti ridotti o negati sono quelli del mondo delle cooperative per i servizi, dove si lavora per 3/4 euro a l'ora senza tutele e senza alcuna previdenza sociale, queste categorie dovrebbero essere rese illegali da subito. Questi rappresentano l'armata degli impossibilitati a contribuire alla spesa pubblica. In linea con la teoria di Renzi, non ancora nella pratica, vanno eliminati i carrozzoni, semplificate le voci fiscali, proporzionati gli stipendi dei manager pubblici, dei politici e rivisti al rialzo tutti gli altri stipendi, quelli di chi lavora sul serio da mattina a sera con uno stipendio minimo garantito. Per fare questo occorre Riformare la spesa fiscale, soprattutto nel mondo del lavoro perchè è qui, tra speculatori e datori schiacciati dal carico fiscale che nasce la causa di tutti i problemi lavorativi nel nostro Paese.
Se sei un lavoratore sotto pagato o in nero o entrambi, manda una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Raccontaci la tua storia lavorativa, contribuirai a dare voce al coro di chi non ci sta più!
«Come è possibile che nel secondo millennio ci possano essere le disparità descritte da Batman a Gotham city? Per esempio l'AD di Trenitalia con uno stipendio di 876 mila euro anno, persona che arriva dal sindacato CGIL, con il compito di difendere i diritti dei lavoratori, ora si senta in diritto a pretendere simili compensi? Consideriamo che non è l'unico, anzi è l'unico che ha espresso il pensiero di tutti i dirigenti nella sua posizione. E allora ben venga il principio di equità, ove gli stipendi vengono equiparati in base alla mansione e che nessuno possa percepire più di dieci volte una paga base e questo dovrebbe essere esteso anche al privato con regole certe!»
Ufficio Stampa Federcontribuenti