(ASI)Federcontribuenti, dopo anni di battaglie nei tribunali di tutta Italia, può annunciare una statistica di vittorie di primo ordine: oltre cento ricorsi risultati positivi sia in sede giudiziale che stragiudiziale; condannate decine di club vacanze per l’illecita compravendita di certificati associativi.
Diverse le condanne nei confronti di società finanziarie che concedevano prestiti a tassi esorbitanti e senza una previa verifica della bontà e regolarità del prodotto offerto in vendita. Tra queste, anche istituti collegati a noti gruppi bancari come Unicredit Spa, verso la quale sono ancora in corso decine di cause civili per il recupero delle somme versate. Presentandosi come venditori di alto livello e ricevendo i propri clienti in lussuosi alberghi cittadini, vendevano pacchetti vacanze e contratti decennali per l’usufrutto di proprietà immobiliari in tutto il mondo a prezzi più che concorrenziali. Le accuse rivolte dai consumatori patrocinati dall’avvocato Fabio Dalla Mura, di Federcontribuenti, sono presto spiegate. Due le formule di credito rivolte agli utenti: i finanziamenti “finalizzati” e quelli “non finalizzati”. I primi sono utili all’acquisto di un determinato bene o servizio (come ad esempio la macchina o un elettrodomestico), i secondi invece vengono erogati sotto forma di prestito personale: una somma libera, non vincolata a un preciso bene, ma usufruibile per ogni tipo di spesa. «Le coppie che decidevano per l’acquisto di questi certificati associativi (che ricordiamo non riguardano tutti i club vacanze, ma solo alcune specifiche società) erano chiamate a versare somme anche superiori ai 10mila euro - spiega Lisa Ajo, consulente di Federcontribuenti -. I venditori proponevano un finanziamentosotto forma di prestito personale, inviando a casa degli acquirenti un agente creditizio che, nella maggiori parte dei casi, non era un mediatore autorizzato dalla società finanziaria ma un collaboratore del club vacanza. Veniva preparata tutta la documentazione e, in modo truffaldino, alla coppia veniva fornito un prospetto di rientro rattizzato solitamente non comprensivo delle percentuali di interesse, mediamente alte. Quello che imputiamo alle società di credito, come Unicredit Spa, è di non aver effettuato i dovuti controlli sul prodotto finanziario offerto agli utenti, che invece dovrebbe essere rispettoso di tutte le regole che disciplinano la materia». «Il nostro ufficio legale ha già vinto decine di cause su tutto il territorio nazionale - spiega l’avvocato Fabio Dalla Mura - attualmente siamo impegnati in almeno una decina di patrocini per nuove cause civili anche nei confronti di società finanziarie ricollegabili al gruppo Unicredit. Il nostro intento è quello di invitare tutti i titolari di finanziamenti collegati all’acquisto di qualsivoglia certificato, settimana vacanza, affiliazione, punti vacanza o altro, a rivolgersi ai nostri uffici per una verifica del finanziamento. In più di un caso, e a volte anche inaspettatamente, siamo riusciti a trovare illeciti nei prospetti dei prestiti: i consumatori devono sapere che, nella maggior parte dei casi, questi soldi possono essere recuperati per intero, interessi compresi». Invito all’attenzione anche da Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti: «molto spesso siamo indotti a pensare, affidandoci a grandi istituti bancari, di essere tutelati dal rigore dell’applicazione delle normative. Purtroppo i fatti, in questo caso i prestiti personali ma potremmo anche parlare di interessi sui conti concorrenti o su altre forme di finanziamento, ci smentiscono. Se poi questo tipo di prestito viene gestito da chi non ne ha titolarità, la truffa è garantita. Il mio invito si accoda a quello dell’avvocato Dalla Mura - continua il presidente - i nostri uffici sono aperti per ogni genere di consulenza. Spendendo poco tempo potremmo avere la sicurezza di non essere stati truffati da niente o da nessuno o, in caso contrario, si possono valutare percorsi per il recupero dell’intero importo del finanziamento, compresi gli interessi. Fosse anche poco, la soddisfazione di non aver corrisposto a chi voleva truffarci, nemmeno un centesimo in più del dovuto».
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