(ASI) Enrico Letta ha incontrato il premier Benjamin Netanyahu a Roma per il quarto vertice bilaterale tra Italia e Israele, occasione nella quale sono stati firmati 12 accordi in materia di sanità, di sicurezza, di cultura e di ricerca. Intese che rinsalderanno l’interdipendenza economica e politica rendendo l’Italia una della maggiori alleate d’Israele.
Letta e Netanyahu: più che due rappresentati di governo nelle loro funzioni sembravano due vecchi amici. C'è mancata solo la pacca sulle spalle. Naturalmente hanno discusso anche (ma soprattutto)di quello che più risponde agli interessi – non della pace mondiale – ma d’Israele, cioè della Siria, della Libia e, specialmente delle questioni connesse al programma nucleare dell’Iran. E’ un tema, quest’ultimo che ha spinto il superattivo Netanyahu nelle maggiori capitali del mondo, colla speranza di lucrare consensi e legittimazioni per la politica espansionista di Israele verso i Paesi vicini. Ma i risultati di questa offensiva diplomatica, condotta con il pieno sostegno delle lobbies finanziarie internazionali, non sono stati finora troppo soddisfacenti.
Curiosamente Letta e Netanyahu per la circostanza non indossavano solo la kippah, ma portavano entrambi la cravatta azzurra, colore che richiama la bandiera d’Israele. Tra i saluti e i convenevoli del cerimoniale, qualche giornalista ha notato singolari gesti d’intesa fra i due, quasi messaggi “in codice” o parole d’ordine criptate. I più maliziosi insinuano che si sia trattato di gesti simbolici, del tutto familiari ai componenti del circolo Bilderberg. Come è noto, il primo ministro italiano risulterebbe associato a questa organizzazione internazionale che raggruppa, tra gli gli altri, i più grandi finanzieri e speculatori internazionali.
Altra curiosità suscita uno dei posti dell’incontro fra i due rappresentanti governativi, che anche questa volta è stato la Sinagoga di Roma, - notoriamente luogo di culto. Che anche questo abbia un significato simbolico-esoterico?