Ora è la volta di Piazza Grimana, ma prima i riflettori si sono via via accesi su altri contesti cittadini: piazze, vicoli, parchi. La geografia e l'economia dello spaccio, negli anni, non ha risparmiato luoghi della città. Acropoli, città intermedia, periferie si sono, nel tempo, trasformati in supermarket all'aperto o meglio in “temporary store”, segno di una forte vitalità e di una capacità organizzativa da parte dei differenti segmenti criminali, operativi da oramai troppi anni a Perugia.
Questa pervasività, questa capacità diffusiva, si è nutrita – ci si può immaginare, perchè altro non può spiegare ciò che sta accadendo – di connivenze e complicità interne alla città, oltre ad un forte grado di incapacità di lettura di fenomeni sociali e di inerzia politica dimostrata dalle istituzioni negli anni. E ciò a fronte di segnali anche molto espliciti, vedi l'esplosione delle overdosi e delle morti ad esse conseguenti. Segnali fatti presenti, alla politica ed alla città, da chi il fenomeno droga lo impatta quotidianamente, ad iniziare da quante e quanti lavorano nei servizi pubblici e del privato sociale che si occupano di tossicodipendenze. Città che per anni è rimasta cieca e sorda, incapace di interrogarsi su quanto stava ad essa accadendo. Emblematica di questa fase è la difficoltà che il Servizio per le Tossicodipendenze ha vissuto, in merito alla sua diversa collocazione rispetto alla sede interna al vecchio ospedale di Monteluce. Il Ser.T. vissuto come corpo estraneo, rispetto ad un tessuto cittadino che non voleva essere contaminato, come se lo stesso servizio fosse causa delle difficoltà attraversate dalla città e da quanti la abitano. Ed oggi lo stesso sta accadendo al Centro a Bassa Soglia, collocato dalla stessa amministrazione comunale, a Piazza Grimana, nel luogo da dove oggi lo si vuole allontanare. Segno di una schizofrenia culturale e politica, di un'assenza di programmazione e progettualità, che costringerà ancora la città a dover fare i conti, per ancora tanto tempo e questo è il pericolo, con una presenza criminale che non saranno certo le telecamere a dissuadere ed allontanare.
Perché come ieri l'emergenza era p.zza IV Novembre o la Stazione, oggi P.zza Grimana, domani sicuramente sarà un'altra emergenza, in un'altra parte della città. Se si getta un sasso in un avvallamento, l'acqua non scompare, semplicemente si disperde. E' questo che negli anni abbiamo sperimentato. Lo spaccio si è diffuso, radicalizzato, non risparmiando nessun quartiere o zona periferica.
Per liberare Perugia, per salvare Perugia, bisogna cambiare strategia, bisogna cambiare passo. Lodevole la presenza di un presidio di P.S. all'inizio di via Bartolo, ma il lavoro significativo deve essere quello di intelligence, di indagine. L'acqua va prosciugata, come va fatto quando si vuole bonificare un territorio paludoso. E' necessario colpire gli affitti in nero, i falsi contratti di lavoro, coinvolgere l'ordine degli avvocati, monitorare le attività degli sportelli bancari, studiare i flussi in uscita di denaro, infiltrare gli ambienti criminali. Insomma non dare tregua alla presenza dello spaccio, sapendo che sarà un lavoro lungo e complesso.
Insomma, ci aspetta una vera guerra di liberazione dalla criminalità organizzata, una guerra che dovrà vedere impegnate le migliori energie e le migliori intelligence della nostra amata città che, per la sua storia anche recente, non si merita il titolo di città d'Italia dove più si muore per droga. Come Sinistra Ecologia Libertà di Perugia non ci sottrarremo alla prova, come non lo abbiamo fatto nel passato, quando le nostre parole e i nostri allarmi sono rimasti inascolati dalla politica e dalle istituzioni cittadine.
Stefano Goretti
Segreteria S.E.L. Circolo Perugia centro