(ASI)Roma.
Lettere in redazione - “Da tempo sosteniamo che uno degli obiettivi di chi ha voluto imporci governi tecnici e larghe intese sia la svendita e lo smembramento dei gioielli industriali e energetici dell'Italia: ebbene, la nomina di Gianni De Gennaro a capo di Finmeccanica è l'allarmante conferma che i nostri timori erano fondati”.
Così CasaPound Italia commenta la nomina dell'ex capo della polizia a presidente della più importante azienda italiana nel settore della Difesa. “Anche simbolicamente – spiega Cpi – il ricordo dei fatti della Diaz sembra inquietante: De Gennaro, oggi come allora, è l'uomo che entra in scena nei momenti in cui la politica fa un passo indietro. Stavolta si tratta di smantellare, magari tramite una finta moralizzazione, la spina dorsale economico-industriale della nazione. Non a caso molti analisti prevedono a breve una svendita di asset come Ansaldo Energia o Selex e un generale ridimensionamento di tutta Finmeccanica in generale”. Del resto, per CasaPound, “il profilo di De Gennaro parla chiaro e la sua vicinanza agli ambienti politici che contano è nota: fra i suoi sponsor diversi giornali hanno indicato Massimo D'Alema, Gianni Letta e Giorgio Napolitano. Ma l'ex capo della polizia è anche un nome caro agli Stati Uniti: unico non americano ad aver ricevuto la massima onorificenza dell'Fbi, De Gennaro vanta buone relazioni oltreoceano da una trentina d'anni. Quanto peseranno questi rapporti sull'uomo che avrà in mano gran parte della nostra residua indipendenza energetica e industriale che da tempo sembra fare molta gola proprio a Washington?”. Cpi, infine, pone dei dubbi sulla modalità in cui è avvenuta la nomina: “Che senso ha – si chiede il movimento di via Napoleone III – pagare due società di consulenza, Spencer Stuart Italia e Korn Ferry Intl, ovviamente americane, per valutare i nomi più adatti al ruolo se poi si sceglie una personalità completamente digiuna di qualsivoglia competenza nel settore? Quanto sono costate quelle consulenze ai contribuenti? Hanno valutato i curricula o hanno svolto altri tipi di ragionamenti, magari pro domo sua? Stupisce, infine, la facilità con cui è stata aggirata la legge Frattini sul conflitto d'interessi che a prima vista sembrava escludere De Gennaro, ex sottosegretario nel governo Monti con delega sui servizi segreti, dalla lista dei papabili. Eppure, in un paese malato di burocrazia, è bastato dare un'interpretazione meno letterale della legge per passarvi sopra allegramente. Segno che le spinte per la nomina di De Gennaro erano troppo forti, il che non è un buon segno per l'Italia”.
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