Il Centro Studi Fipe ha calcolato che in questo modo si potrebbero reperire risorse stimate in circa 5 miliardi di euro.
Rimuovere i privilegi di alcuni – è il senso della proposta – può corrispondere a creare condizioni migliori per tutti gli altri e consentire la ripresa economica.
“La crisi in cui ci troviamo – commenta Confcommercio Umbria – non consente alibi di alcun tipo: le aree di privilegio, semplicemente, non ce le possiamo più permettere. Così come non ci possiamo più permettere lo spettacolo indecente che va in onda in questi giorni sull’Iva, a confronto con la gravita e drammaticità della crisi. Gli imprenditori sono stanchi e chiedono risposte urgenti, che vadano in profondità nei problemi”.
Uno dei problemi che vivono pesantemente gli imprenditori umbri del settore ristorazione è quello rappresentato dalla concorrenza sleale esercitata da sagre che nulla hanno a che vedere con le tradizioni o i prodotti del territorio.
Da 165 giorni questi imprenditori attendono che la Regione approvi le nuove regole in materia di sagre, che avrebbero dovuto essere licenziate, come promesso, entro lo scorso anno. Da qui l’appello al nuovo assessore regionale al commercio Fabio Paparelli perché porti a compimento, entro tempi brevissimi, l’impegno assunto dalla Regione e dalla stragrande maggioranza dei consiglieri regionali, sentiti uno a uno dalla organizzazione.
“La politica in Umbria - aggiunge Confcommercio - non è stata capace di rispettare gli impegni assunti, anche pubblicamente, per una riforma della legge regionale che avrebbe dovuto vedere la luce entro dicembre 2012, per valorizzare le sagre vere e di qualità, e regolamentare in qualche modo tutto ciò che oggi è invece “ristorazione selvaggia”, ovvero senza i costi e gli oneri delle imprese del settore, che rischiano di dover chiudere e licenziare i propri dipendenti”.
Questa “ristorazione selvaggia”, secondo il Centro studi Fipe, sviluppa un mercato parallelo di dimensioni stimate attorno al 15% rispetto a quello ufficiale. Alcune di queste esenzioni di cui il mercato parallelo gode sono già state individuate dalla Commissione europea come “aiuto di Stato”.
Fipe – Confcommercio ha già da tempo sottoposto la questione all’Antitrust sia a livello nazionale che comunitario.
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