(ASI)
Lettere in Redazione - È bello ed utile che questa rubrica,oltre la trattazione dei fatti di cronaca,ampli la discussione anche su argomenti storici che riguardino o meno la nostra Sicilia. Dalla lettura delle diverse posizioni si può dedurre che,anche a distanza di secoli o decenni,spesso e volentieri non ci si trova mai d'accordo.
Ultimo esempio le diverse considerazioni sull'affondamento del Conte Rosso del 24 maggio 1941. Oggi un lettore contesta "una matrice politica-nostalgica" a chi aveva segnalato l'anniversario della tragedia adombrando l'infamia del tradimento sulle cause della stessa. Io,che non sono uno storico e mi ritengo pure "di parte",vorrei dire la mia. Negare che ci siano state collusioni con il nemico (spiace per chi la pensa diversamente ma, per le norme del diritto internazionale e le convenzioni di pace e di guerra,tali erano gli alleati fino all'8 settembre 1943) mi sembra davvero arduo anche per il più partigiano lettore. Che in prima linea tra i collusi ci fossero alti comandi di Supermarina mi sembra altrettanto comprovato. Dagli episodi (vedi come abbandonarono le piazzaforti di Pantelleria ed Augusta senza sparare un colpo e lasciando le truppe di terra al proprio destino) dello sbarco in Sicilia e dalla vergogna della consegna della flotta a Malta. Altro che spie e controspionaggio ! Forse sfugge a qualcuno che alcuni "eroi" vennero successivamente decorati dagli alleati per "i servizi resi". Prima,lo risottolineo,dell'8 settembre e quando ognuno dei servizi resi comportava la morte di migliaia di militari italiani che si battevano per la patria e non per il fascismo. Storia,purtroppo,vecchia quella dei tradimenti degli alti comandi. Avevano cominciato gli ammiragli del Regno delle Due Sicilie a Marsala,continuato i generali (non tutti) di Francesco II qui da noi e poi fino a Napoli. Furono premiati dal regno d'Italia con soldi e comandi. Che portarono successivamente a Lissa,Caporetto ed a tante altre belle disfatte. Non era,non è questione di ideologie. È questione di tradimento. Se lo si accetta una volta lo si porta poi appresso,come un virus.
Vincenzo Mannello
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