(ASI) La disoccupazione nell’euro-zona ha raggiunto nuovi picchi a Marzo, secondo le ultime stime rese pubbliche a pochi giorni di distanza dalle elezioni in Francia ed in Grecia, con una buona possibilità che questi risultati avranno ripercussioni sulle scelte d’austerità messe in pratica da più governi.
La disoccupazione nei 17 paesi dell’Unione Europea ha raggiunto nel mese precedente un nuovo record passando dal 10.8% di Marzo, al 10.9 in Aprile. A Marzo 2011, un anno fa, il tasso di disoccupazione era pari al 9.9%, un dato che mostra quindi il deterioramento della situazione economica nell’euro-zona nell’ultimo anno. Tradotto in persone senza lavoro, la percentuale esposta, equivale a ben 17 milione di persone disoccupate. In italia ad esempio la disoccupazione è arrivata quasi al 10%, e la categoria più colpita sono i giovani con un tasso del 32,6%, pari al doppio di quanto non fosse nel 2008.
Domenica si vota sia in Francia che in Grecia, e si prevede che i cittadini voteranno mostrando il loro risentimento verso gli standard di vita sempre più bassi ed il declino dei servizi pubblici, proprio a causa dei programmi di tagli di bilancio dei rispettivi governi.
La crescita economica sembra essersi fermata nell’euro-zona, e di conseguenza diversi politici hanno iniziato a predicare l’urgenza di misure per la crescita di pari passo con tagli per riequilibrare i bilanci nazionali. Come saranno adottate queste misure per la crescita ancora non si sa, soprattutto dato che gli investitori sono riluttanti nel prestare denaro ai governi, ed i cittadini dei paesi più benestanti, quali la Germania non hanno più intenzione di pagare i sussidi ai loro vicini.
Mario Draghi, presidente della BCE, la settimana scorsa ha esortato alla creazione di un piano per la crescita o “growth compact” ed un riesame per comprendere in che direzione è imbarcato l’euro.
Secondo il quotidiano “New York Times”, Draghi intendeva indurre governi come la Grecia e la Spagna a raddoppiare i propri sforzi per rendere le proprie economie più funzionali e fare in modo di rendere i licenziamenti più semplici ed attrarre investimenti esteri tramite la semplificazione delle pratiche per avviare nuove aziende. Certi cambiamenti potrebbero provocare una forte resistenza soprattutto durante la campagna elettorale in Francia e Grecia.
Francois Hollande, Socialista in cima alle classifiche elettorali francesi e sfidante del presidente Nicolas Sarkozy, ha promesso di aumentare i sussidi alle industrie. In Grecia, i principali partiti politici hanno basato la loro campagna elettorale sulla promessa di rinegoziare i termini degli aiuti internazionali.
Il tasso di disoccupazione nell’euro-zona è anche sinonimo del crescente divario tra nord Europa e sud Europa. I disoccupati in Germania sono solo 5.6% secondo Eurostat, paragonati al 24.1% in Spagna e al 21.7% in Grecia.
Secondo Thomas Haries, analista di Barclays Capital “paragonata alla maggior parte dei paesi europei, il mercato del lavoro tedesco è un punto luce”, aggiungendo però “che i numeri che leggiamo oggi, indicano come l’economia ormai debilitata non lascerà il mercato del lavoro integro”. La Grecia ha ricevuto un upgrade, o un aumento di valutazione, dall’ agenzia di rating Standard&Poor, riflettendo il completamento di un accordo di riduzione del debito con i propri creditori, anche se ciò nonostante il voto riservato alla Grecia è ancora CCC, ossia sinonimo di profonda spazzatura a livello di titoli di stato.
L’accordo con i detentori di buoni del tesoro, ha sforbiciato il debito greco di 100 miliardi di euro, ma con l’economia stagnante ed il tasso di disoccupazione in costante aumento, il paese è ancora sotto i riflettori in merito alle preoccupazioni dell’euro-zona e dell’economia globale. Le elezioni Domenica, saranno un vero e proprio confronto con il Fondo Monetario Internazionale, che assieme all’Unione Europea sta provvedendo a iniettare supporto economico e finanziario alla Grecia in cambio di feroci tagli di bilancio da parte dello stesso governo.
I principali partiti politici non potranno mantenere le promesse di negoziare termini migliori con i creditori, ed il popolo greco ne ha abbastanza dell’austerità. I benefattori greci sono frustati con ciò che definiscono un fallimento del governo di rimuovere le barriere agli investimenti e prendere azioni concrete per generare un’economia più competitiva.
Il Fondo Monetario Internazionale potrebbe posticipare gli aiuti finché la Grecia non avrà rispettato tutti i propri obblighi. “Questo potrebbe generare una notevole tensione, con il governo greco che rimarrebbe senza liquidità e verrebbe forzato a pagare pensioni e salari”, come dipinto da un economista di UBS, il quale aggiunge “ a seguire in ordine cronologico ed inevitabile arriverebbe una forte turbolenza sociale”.
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